E’ passato un anno.
Poco più che un anno fa mi imbarcavo all’aeroporto di Milano per essere catapultato, in poche ore, nel continente sudamericano. Nel mio amato Brasile…
Il mio rientro in Italia è stato molto desiderato. Atteso ma vissuto con serenità. La sensazione imprevista che mi ha fatto riflettere, soprattutto nei primi giorni del rientro, è stata la percezione che il Brasile fosse già così lontano… nei miei ricordi era come se questa realtà fosse già molto lontana sia nel tempo che nello spazio. In altre parole, fin dal primo giorno del mio rientro, mi sono sentito a casa. Per un lato è comprensibile. Il merito soprattutto ai miei genitori, ai miei amici e ai volti delle tante persone che non perdono occasione per dimostrarmi il loro affetto. Incontrando gli amici sono tantissimi ricordi che riemergono. Cosa altrettanto curiosa è che appena rientrato qui, con Don Corrado e Romeo che mi sono venuti a prendere all’aeroporto, mi sono sentito… a casa. Ma allora dov’è casa mia? Mi viene da sorridere mentre scrivo questo!! Mi ricordo di un missionario che dopo 30 anni di Africa, alla mia domanda “ma casa tua dov’è?” mi rispose: “bene non so, quando sono in Africa sento che casa mia è in Italia, quando sono in Italia sento che casa mia è in Africa!”. Io mi sento a casa sia in Italia che in Brasile; credo sia una cosa bella anche se un po’ stramba. Ma come dice l’esperienza di vita del grande Romeo… sono qui da troppo poco per pensare a queste cose!!
Parma, vivendola dopo un anno di lontananza, è una città in apparenza quasi perfetta. Pulita, ordinata, traffico rispettoso degli altri, piste ciclabili, percorsi per i cechi, periferie che non sembrano tali, negozi scintillanti, concerti nei parchi cittadini, un centro storico mozzafiato, piante e aiuole dappertutto… un casino di automobili nuovissime e grossi scooter !! Ma camminando per strada, rubando le chiacchiere altrui, ho respirato sensazione di crisi. Tutti si lamentano, il futuro è buio, le soluzioni non convincono. Sembra ci sia molta paura per il futuro. Ho sentito un signore parlare di “decrescita serena verso uno stile di vita più semplice e sobrio”. Ma in generale questa serenità non l’ho vista! Paura di recessione economica (per alcuni già in corso da tempo!). La mia paura è che si vada sempre più verso una recessione di ideali, valori, sogni… tanto che sembrerebbe (farò una ricerca in internet per confermare o smentire questo dato) che Parma sia una delle città d’Italia col più alto indice di suicidi tra i giovani sotto i 30 anni. Qui, nella periferia di questo grandissimo Brasile, presentare questa doppia faccia del primo mondo… spaventa. Molti increduli che non si spiegano questa contraddizione. Qui per forza di cose, e troppo spesso fin da piccoli, si impara a lottare, a resistere agli urti della vita, ad affidarsi davvero al Signore. Paulinho, un educatore del NATA (la fazendinha per aiutare i dipendenti da droghe), mi chiede se noi italiani abbiamo Fede in Dio. Per lui è tutto li. Non centra nulla l’economia, la pancia piena, le lotte sociali, le prospettive di crescita del PIL a medio-lungo termine, la facciata della perfezione, l’Alitalia in crisi, le borse su e giù… per lui tutto ruota intorno all’amore del Signore per noi. E se togliamo questo cardine su cui la vita gira… si perde la bussola. Si sostituisce il Signore con migliaia di altre cose in apparenza solide ma che prima o poi crollano, e ci trascinano con loro nelle macerie. Forse è una prospettiva semplicistica, ma credo che in questa essenzialità ci sia un approccio all’esistenza molto vero.
E allora che la NOSTRA casa possa essere il mondo intero, e che ognuno, straniero o no, possa sentirsi di casa dappertutto. Che ogni uomo, donna e bambino possa sentire sulla pelle che l’essere figli dello stesso Dio, avere questo grande e fortissimo cardine in comune, dia senso di appartenenza ad una grande e coloratissima famiglia universale.
Con tanta e sempre rinnovata gioia nel cuore. Vi abbraccio fortissimo.
Paolo