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Lettere dalle Missioni

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
abbiamo avuto il piacere di poter ricevere la visita del nostro vescovo di Parma, “Dom” Enrico (qui Dom vuol dire vescovo). Accompagnato dall’ex direttore della Caritas, Don Andrea Volta, sono riusciti a visitare tutti i missionari (laici e consacrati) che hanno lasciato la diocesi di Parma per trasferirsi in missione qui in Brasile. Una settimana in tutto, pochi giorni ma preziosi per potersi immergere nella realtà brasiliana. Devono essere stati giorni intensissimi. Hanno incontrato nello stato del Mato Grosso la Marianna e il Giampi (genitori del piccolo Ernesto), la Miriam Catellani e Federico Toscani (laici di Noceto, partiti per il Brasile più di 30 anni fa!) e nello stato del Goìas hanno visitato la missione di Don Giuseppe Dall’Asta e la nostra.
Noi li abbiamo guidati verso l’incontro delle nostre comunità e alla conoscenza di alcuni progetti sociali che portiamo avanti. Significativo l’incontro con tante delle famiglie del progetto di adozione a distanza realizzato in collaborazione con la Caritas Children’s. Sono circa 150 famiglie tra le più carenti dei nostri quartieri. Coi soliti tanti bambini al seguito. Maria, l’assistente sociale brasiliana che lavora con noi, aveva preparato un libro con le lettere dei bimbi per dare il benvenuto al vescovo. Sono lettere che i bambini del progetto hanno scritto, arricchendole con tanti disegni… il momento della consegna è stato emozionante e Dom Enrico ha davvero apprezzato il regalo. Ha addirittura detto: “questo libro lo porto in Italia come vostro ricordo e lo farò vedere anche ai miei genitori!”. Bello e significativo il pranzo col vescovo locale, che parla benissimo anche l’italiano. Il legame tra queste due chiese sorelle, quella di Goiania e quella di Parma, si è ulteriormente rafforzato. Il vescovo è stato umanamente affabile, umile e semplice, attento e curioso. Mi resta un ricordo davvero bello. Speriamo torni presto a trovarci, noi lo aspettiamo!!
Il ragazzo del carcere minorile che era stato ferito da due pallottole nella schiena (durante la sua fuga per la libertà) è morto. Una settimana di terapia intensiva non gli ha salvato la vita. Il poliziotto dei reparti speciali che gli ha sparato è stato trasferito. In questi casi qui c’è molta tolleranza…
Un altro ragazzo, Rogerio, mi chiede di pregare per lui perchè sta per uscire e ha paura di continuare nel mondo del crimine. Mi apre le porte ad una chiacchierata… è dentro perchè 6 mesi prima aveva ammazzato un taxista. Mi racconta: “ero entrato nel taxi… l’autista mi ha dato i soldi ma io gli ho sparato lo stesso… non so perchè l’ho fatto, avevo paura ed ero agitato per causa del crack”. Rogerio ha 16 anni, tutta la vita davanti e già un passato pesantissimo sulle spalle.
In “rua” ho incontrato dopo tanto tempo (credo almeno 6 mesi) Josimar. E’ magrissimo e mi chiede se abito ancora in Jardim das Oliveiras. Vuole che a tutti i costi vada a visitare sua mamma e dirle che è ancora vivo. Da qualche mese non si fa più vivo, non telefona… perso dietro il crack. Mi vuole raccontare un po’ della sua storia… ma si ferma quando arriva agli 11 anni. Con quell’età l’ingresso ufficiale in strada, senza ritorno. Oggi ne ha 19 ma ne dimostra 15. Prova a piangere ma il suo viso, per qualche secondo, solo si accartoccia in una smorfia, gli occhi brillano ma nessuna lacrima. Il pomeriggio stesso, tornando a casa dal centro città, vado a visitare sua mamma. Scopro che abita a 1km da casa nostra! Mi riceve con sospetto, mi fa un sacco di domande prima di aprimi il portone. Atteggiamento insolito in questo brasile semplice e accogliente. La mamma, una donna piccola e chiacchierona, mi chiama subito per nome e mi chiede scusa per la diffidenza. Mi spiega che la polizia sta cercando da qualche mese proprio Josimar. Non sa bene perchè ma sembra che abbia fatto qualcosa contro un poliziotto, le voci che girano sono che abbia rubato a casa di un poliziotto. Sono cose che la polizia “risolve in casa”. La mamma, Marilene, mi chiede se lo incontrerò di nuovo. Le hanno provate tutte ma senza risultati. Il mondo delle droghe è un vortice che strappa i figli dalle madri e dalla vita. Josimar lo incontrerò esattamente una settimana dopo nello stesso posto, Praça do Trabalhador… ma ve ne parlerò nella prossima puntata.
Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo

Nouldayna (Camerun)

Carissimi del gruppo missionario della parrocchia di San Paolo

Buon Natale e Felice Anno 2010!

Le Missionarie di Maria – Saveriane di Nouldayna, vi augurano la pace e la gioia di chi accoglie Gesù nella propria vita. E vi diciamo un sentito GRAZIE per aver generosamente sostenuto anche quest’anno la nostra missione. Tanti fratelli e sorelle di questo angolo di Camerun: piccoli, grandi, anziani, malati hanno potuto ascoltare la Parola di Dio e sono stati toccati da gesti concreti di amore cristiano – proprio grazie all’aiuto che voi ci avete fatto giungere. Per questo, Dio benedica voi, le vostre famiglie, comunità parrocchiali e gruppi. Alla fine della nostra vita ritroveremo solo ciò che abbiamo donato.

Noi stiamo bene. La nostra comunità ha subito qualche cambiamento: Sinea, sorella brasiliana, è temporaneamente a Roma per completare alcuni studi teologici. Sappiamo che sta bene e attendiamo il suo ritorno.
Intanto ci siamo arricchite della presenza di Guadalupe, sorella messicana, già a Berem-Tchad, ed ora qui con noi. Sta passando per la prova dello studio della lingua masa. Immaculée calamita bimbi, giovani e adulti all’amore di Dio. Segue il pre—catecumenato e la pastorale giovanile e vocazionale. Adriana si occupa della formazione delle Donne cristiane, organizza sessioni di alfabetizzazione e promozione umana di donne e ragazze per lo più. Dà anche una piccola mano alla scuola superiore nascente e cerca di inculcare nei ragazzi l’interesse per la lettura allestendo una biblioteca (e smantellandola ogni volta, per mancanza di strutture) due volte alla settimana. Lina, molti di voi l’avranno forse incontrata in Italia durante il suo recente congedo estivo, opera nel settore della salute e dell’igiene, e segue i malati di sida (AIDS). Se quest’anno la costruzione di una biblioteca diventerà realtà molto si dovrà al suo dinamismo e tenacia (oltre all’aiuto finanziario vostro!).

Quest’anno la vita della nostra gente è stata movimentata da un evento che non si ripeteva da circa trent’anni, perché interdetto: l’iniziazione tradizionale masa. Si tratta di un insieme di pratiche che nella tradizione mira alla formazione della personalità dei ragazzi. Attraverso le dure prove cui sono sottoposti, essi sviluppano, tra l’altro, virtù come il coraggio, l’obbedienza, la perseveranza, l’orgoglio per la propria identità culturale. La partecipazione all’iniziativa è stata massiccia: anche Masa del Tchad vi hanno preso parte. E qualche nostro battezzato purtroppo! Ma i motivi che avevano indotto il Governo a proibire questa pratica: svuotamento di classi nel bel mezzo dell’anno scolastico, abusi fisici e intimidazioni, ecc. , si sono verificati ancora, producendo divisioni e contrapposizioni d’idee in proposito tra la popolazione e una sfida alla vita delle nostre giovani comunità cristiane.

Questo ha indotto il Vescovo a delinare con chiarezza, in una lettera pastorale, la posizione della chiesa davanti a questo evento culturale:

“non è possibile essere cristiani e partecipare alla iniziazione tradizionale così come si pratica attualmente. Questa inizia con dei sacrifici agli dei (Mannuhuli, Makalai, Mazoumri, ecc.) ai quali ci si affida. Il sacrificio di animali a questi spiriti vorrebbe affermare che la vita viene da queste divinità. Con il sangue degli animali si mette anche la propria vita sotto la protezione delle divinità che ricevono l’offerta. Questo costituisce un tradimento e un rinnegamento della nostra fede…”

Noi speriamo che questo messaggio sia recepito dai nostri cristiani e che lo Spirito di Gesù arrivi a penetrare e a vivificare la cultura masa.

Quanto poi alle piogge, che ci danno di chi vivere: quest’anno non si è prodotta l’inondazione per lo straripamento del fiume Logone. Qui nella nostra zona si è avuta pioggia più abbondante dell’anno scorso, ma irregolare e a lunghi intervalli. E per di più in ritardo. Il raccolto, grazie a Dio, ci sarà sì, ma non sarà un gran che. Assistiamo comunque con gioia ad una certa diversificazione, tentativi di coltura: meno cotone, più riso, più mais, più fagioli, patate dolci, cipolle. Con i mutamenti climatici in corso è davvero rischioso per questa gente dipendere quasi unicamente dal miglio.

Eccovi, Carissimi, messi un più dentro la nostra realtà attraverso queste piccole comunicazioni. BUON NATALE ancora, nello Spirito di Gesù che ci fa famiglia – anche se non ci conosciamo personalmente e anche se lontani fisicamente.

In Lui noi siamo uno.

Guadalupe, Adriana, Lina C. , Immaculée

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
stanno succedendo un sacco di cose interessanti.
Chi non si ricordasse dell’aspirante tenente Sampaio può rileggersi la lettera n° 1, si, proprio la prima! In questi due anni lui è diventato tenente ed è stato il primo responsabile (insieme ad un altro poliziotto chiamato Flores) di diversi casi di violenza contro i meninos de rua. Irmà Ana ha aperto due denunce ufficiali con tanto di foto delle lesioni sulle vittime. Queste denunce sono passate dalle mani dei Diritti Umani alle scrivanie dei deputati statali, per poi rimbalzare nella normalissima prassi investigativa della Polizia Civile, sorella della Polizia Militare. Un po’ come se in nostri Carabinieri investigassero sulla Polizia. Comunque sia, se la vittima stessa (foto e testimoni oculari non sono considerati) non denuncia il poliziotto in tribunale, con tanto di riconoscimento, la denuncia non va avanti. Messa in un cassetto a prendere polvere. Ora, immaginate voi cosa voglia dire per un minore in situazione di strada denunciate apertamente e a viso scoperto un poliziotto… Fatto sta che questi documenti di denuncia sono arrivati al capo della polizia e giù a cascata fino al nostro amico Tenente Sampaio.
Circa 4 mesi fa, in un incontro casuale in strada, mentre io e Irmà Ana visitavamo i meninos, nasce una chiacchierata. Ci saluta e ci chiede di parlare un po’ con calma. Si dimostra preoccupato per la situazione dei ragazzini, vittima delle droghe e del sistema economico che li esclude, si dice che è anche preoccupato per la sicurezza pubblica… dopo 45 minuti di conversazione ci propone di fissare un incontro con tutti gli esponenti della città coinvolti nel fenomeno meninos de rua. Dice che al tavolo con noi, in questo faccia a faccia, vuole anche il vescovo!! Accettiamo con un po’ di diffidenza. Poi lunghi mesi di silenzio, fino a quando, la settimana passata, siamo ufficialmente invitati al primo incontro, proprio nella sede dei Diritti Umani. Ci sono persone davvero importanti, esponenti del governo e di varie realtà sociali, rappresentanti di case di accoglienza… c’è con noi anche Padre Geraldo, coordinatore del movimento cittadino contro la violenza della polizia. Tantissime parole, mille idee stupende e colorate… con alcuni tentativi di “scambio di ruolo” piuttosto buffi (la polizia volendo fare gli assistenti sociali e gli psicologi i poliziotti investigativi!) e prontamente stoppati. L’idea che mi sono fatto è che il Tenente Sampaio stia cercando di strumentalizzare le nostre, e non solo, conoscenze dei meninos per esclusivi motivi di sicurezza pubblica. Vuole fare un fascicolo (noi sappiamo che è da due anni che ci sta lavorando!) con foto e nomi di tutti gli abitanti della strada, compresi i minorenni, cosa quest’ultima proibita dalla legge (proprio per evitare che la polizia possa creare “liste di stermino”). Il problema è che i ragazzini, giustamente, non si fidano della polizia e danno ogni volta nomi diversi rendendo difficile l’identificazione. Noi potremmo essere in questo caso un ottimo supporto!! Teniamo comunque presente, ad onor del vero, che effettivamente i nostri meninos sono un problema di sicurezza pubblica. Il 95% usa droghe e quasi tutti il tremendo crack. E in un modo o nell’altro i soldini per comprarlo devono trovarli. Facile immaginare come. Non mi stupisco infatti di incontrare nel carcere minorile alcuni dei ragazzini conosciuti sulla strada. Per la polizia l’importante è ridurre il numero di assalti e furti nel settore di competenza. Per noi, e tutte le altre realtà umanitarie coinvolte, è la proposta di una vita diversa, più umana, più dignitosa, libera dalle dipendenze. Due approcci diversi alla stessa situazione, entrambi ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi.
Seguirà prossimamente un’altra riunione, vedremo che succederà!!
Che la Speranza non ci abbandoni mai.

Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo

ps: un ragazzino del carcere minorile ha cercato di scappare… un agente della ROTAM (la temuta polizia speciale) gli ha sparato due colpi… entrambi a segno. E’ in prognosi riservata.
pss: come ormai saprete è arrivata Sara, servizio civile all’estero, e si fermerà 9 mesi. Avremo tempo per conoscerla!!!

Scriveva Lévinas: “io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro”. Ecco ciò che siamo chiamati a vivere nell’incontro con lo straniero al di là della paura e al cuore della nostra identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita (ENZO BIANCHI – Stranieri come noi)