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Lettere dalle Missioni

Thailandia

Carissima Carla,
eccomi qua a mandarti gli auguri pasquali anche per tutto il gruppo missionario parrocchiale di San Paolo,
come state? Mi immagino il clima pasquale e le celebrazioni piene di gente. Qui per la veglia pasquale i cristiani dei villaggi scendono dalle montagne e si ha la sensazione di essere tanti…ma in effetti la Pasqua passa inosservata a quasi tutti. Ed anche i cristiani hanno bisogno di formazione. Il giorno di Pasqua al pomeriggio sono andata alla veglia funebre di un ragazzo, Khoot, di appena 18 anni. Dopo un incidente stradale in moto per mesi era incosciente, ma sembrava ce la potesse fare… I genitori, entrambi buddisti, avevano avuto dei contatti con una chiesa protestante e cosi’ quando per caso una mia consorella ha incontrato il papa’, lui si e’ aperto raccontandogli di suo figlio malato e ha accettato volentieri le nostre visite all’ospedale. Mi ha impressionato il giorno di Pasqua la compostezza dei genitori davanti alla morte del loro figlio, (i thai non manifestano il dolore e la sofferenza) mi hanno detto che il loro Khoot era
con il Signore, e che desideravano partecipare ai gruppi di ascolto del Vangelo. Non si sa se lo faranno e se sono davvero interessati, ma resta il fatto che la mia Pasqua e’ stata il sentire questo filo di speranza, imperfetto, leggero, sottile, che passa per un desiderio di conoscenza di Cristo, in Colui che davvero il solo puo’ dar senso a quella morte.
Sono piccoli segni e speranza che alimentano la nostra vita. I frutti sono ancora in germe e forse si vedranno nel futuro. Adesso il nostro e’ un andare a portare gesti di amore con l’amicizia, il sorriso, piccoli aiuti che lascino trasparire la bonta’ di Dio per tutti loro. E li’, in questo passare senza pretese si spera si comprenda qualcosa dell’amore di Dio.

Buona Pasqua di tutto cuore,
ciao a tutti, con affetto
Valentina Gessa

Goias (Brasile)

Carissimi,
in questo periodo è successo un po’ di tutto. Ho lasciato passare diverse settimane e alcune cose inevitabilmente si perdono e diventa arduo ricordarle e raccontarle. Ma credo sia giusto così. In fin dei conti quello che “resta” sono gli avvenimenti e le situazioni che ci hanno colpito di più. Credo che in un qualche modo sia il cuore a fare questa selezione. A volte ci ricordiamo di stupidate o cose da poco… ma spesso sono momenti che per un qualche motivo ci hanno colpito, ci hanno fatto sorridere… ci hanno in un qualche modo toccato. E l’interessante è che tutto questo avviene senza volontà apparente. La “selezione dei ricordi” non chiede il permesso a nessuno. Avviene e basta!
Ieri, uscendo di casa per la consueta visita ai meninos de rua del centro città, incontro seduta sul marciapiede la Kelly, mamma della Natacha e di Natanael. Conosco bene mamma e bimbi perchè per più di due anni sono stati nel progetto di Adozione a Distanza (Caritas Children di Parma). Chi si ricorda della favelina sulla montagnola del Residencial Rio Araguaia? I ragazzi del gruppo Mission che sono passati da noi in questi anni non potranno scordarla!! Bene, la Kelly era la proprietaria della casa (in realtà una baracca di 3×3 fatta di tavole di legno e teli di plastica) che era andata a fuoco. Avevano lasciato il morro e si erano rifugiati a casa di parenti di lui. Poi il crack che prende il sopravvento, i litigi, la mancanza di riferimenti, i problemi economici… Natacha lascia la mamma e comincia a vivere dalla nonna. Dopo alcuni mesi, peggiorando la situazione, anche il piccolo Natanael raggiunge la sorella. Mi ricordo di una chiacchierata, ormai un anno fa, in cui proponevo alla Kelly la comunità terapeutica per uscire dalle droghe. Una lunga chiacchierata in cui, finalmente, aveva ammesso l’uso della droga. Tra le lacrime aveva detto che non ce la faceva più, che il crack (qui lo chiamano anche pedra) le stava portando via tutto e che se non ne usciva alla svelta le avrebbe portato via la vita. Era cosciente, sapeva quello che diceva. Era poi sparita per diversi mesi, fino a ieri. Mi ha sorpreso incontrarla ma mi ha rattristato molto vederla in quello stato. Alla mia domanda “come va” la risposta e secca e chiara: “solo droga”. Lo dice con amarezza e sconforto, ma con una sincerità non comune. E’ magrissima, zigomi sporgenti, clavicole scavate, il busto difficile da descrivere… magro, alto, testo… ma è come se fosse magra di fuori e “gonfia” di dentro. Ho approfittato dell’incontro inaspettato per invitarla di nuovo alle riunioni, che tutti (i suoi bimbi, sua mamma, io… Dio!!) vogliamo vederla diversa. Abbassa il volto e comincia a piangere. “Potrei smettere ma non ce la farò, non ho più forza di volontà”. Preghiamo tanto per questa ragazza, che lo Spirito di Dio possa riempirle il cuore e darle nuovo coraggio.
Sapete che in queste lettere non parlo molto di me, quanto piuttosto delle persone che incontriamo qui. Credo che faccia parte del missionario, consacrato o laico che sia, il cercare di dare voce a chi non ha voce, a chi nella storia non ha peso. Ma oggi voglio rompere un po’ questa “regola” e parlarvi un po’ di me.
Non nascondo a tutti voi, amici lettori di queste piccole lettere dal Brasile, un poco di emozione. Chi mi conosce bene non resterà sorpreso per quanto sto per scrivervi. Qualcuno mi ha detto che non avrei potuto nascondervi una gioia così grande, che voi lettori fate in un qualche modo parte della nostra missione e quindi della nostra stessa vita.
La mia camminata fino ad oggi è stata colorata e movimentata. Diciamo che è successo un po’ di tutto ma che alla fine la missione ha vinto. La svolta più importante mi ha portato qui nel settembre 2007. Ho scelto di venire in Brasile con la consapevolezza dell’importanza della svolta che stavo dando alla mia vita. Non era l’ennesima esperienza “a tempo determinato” ma una scelta di vita. Da anni nel cuore il sogno, oltre che della missione, di una famiglia. Anni fa l’intuizione chiara che la scommessa di una società umanizzata si basa sulla famiglia, e nel petto questa vocazione. Ho incontrato qui una ragazza, Leide, che mi ha toccato il cuore. Col tempo ci siamo conosciuti e abbiamo maturato insieme sogni e speranze. E crediamo che sia giunta l’ora di fare un passo concreto molto importate. E’ l’apertura a una nuova strada nella strada che sto già percorrendo. Perchè la missione è parte della mia vita e sarà parte intrinseca della nostra famiglia. Le nozze saranno, se Deus quiser (se Dio vorrà, come usa pensare qui), in agosto! Non tarderanno ad arrivare gli inviti!!!!!!!

Vi abbraccio davvero fortissimo.
Paolo

Quèbec (Canada)

(Dall’Abbé Ferdinand Nyonsse, camerunense, ora in Canada per studi biblici)

La Quaresima è un tempo di risveglio, un momento di preghiera, digiuno e carità. Ho scelto questo bel tempo di rompere il silenzio e di riprendere i nostri contatti di reciproco amore in Cristo Signore.
Auguro a voi ed ai vostri familiari, una Quaresima fruttuosa.

Ferdinando Nyonssé