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Lettere dalle Missioni

Goias (Brasile)

Carissimi,
oggi lascio spazio ad un piccolo racconto di André,(Andrea è un ragazzo di Parma il cui fratello è quel giovane morto in Spagna lo scorso anno durante un bagno nell’oceano dopo aver compiuto il pelleggrinaggio a Santiago di Compostela ) il giovane ragazzo che giá da qualche mese ci sta accompagnando. Scrive di Rosangela, una giovane mamma che conosciamo molto bene, esempio di semplicitá e umiltá, che nonostante le grandi difficoltá che quotidianamente affronta, non vuole perdere il sorriso.
Paolo

Mi chiamo Andrea e questa volta non sará Paolo a scrivervi la consueta mail dal Brasile ma il sottoscritto.
Ho avuto l’opportunitá di venire a Senador Canedo visto che i miei genitori somo amici di vecchia data di Don Corrado. Sono arrivato qua circa tre mesi fa per passarvi un po’ di tempo, per conoscere questa realtá e per dare il mio piccolo aiuto, dovrei tornare in Italia fra qualche settimana. Come Paolo vi ha giá scritto in una lettera precedente sto dando alcune lezioni di inglese per i ragazzi del quartiere, inoltre quando posso vado a visitare insieme a Paolo o a Don Corrado alcune delle famiglie del progetto di adozione a distanza. É una esperienza molto positiva, soprattutto per la forza che spinge molte di queste famiglie a compiere sacrifici che, sinceramente, pensavo quasi inimmaginabili, ma, allo stesso tempo, a non perdere mai il sorriso. Molti di voi probabilmente hanno giá avuto l’opportunitá di vivere e conoscere situazioni del genere con il gruppo mission o in altre occasioni, ma penso sia sempre bene ricordarne alcune, perché io stesso continuo a stupirmi ogni volta.
Oggi vi voglio raccontare la storia della Rosangela, la mamma di un bambino del progetto di Adozione a Distanza (Vitor Samuel). Paolo ha cominciato a parlarmene presentandomela come una bella e giovane ragazza… ammetto che la sua situazione mi ha colpito in modo particolare. Siamo andati a trovarla dove abita, nel quartiere piú povero fra quelli in cui opera il progetto. Il “morro”, la collina, é il nome dato a questo gruppo di case costruite appunto sui fianchi piú o meno scoscesi di una collina; alcune di queste sono state abbattutte dal municipio perché erano a pericolo di frana. Come dicevo comunque é molto povero, le strade non sono ancora asfaltate, le case sono costruite spesso in modo molto precario e la criminalitá é presente in maniera maggiore rispetto alla media. Insomma é ció che di piú simile ci sia qua alle famose favelas brasiliane. Seguendo una stradina malandata, piccola e ripida, si arriva a quella che per me é sicuramente la casa peggiore che abbia visto finora: una piccola baracca costruita con assi di legno che potrebbe essere abbattuta con un calcio, volendo. Qui vive la Rosangela , senza nessuno altro membro della famiglia, (ha solamente una zia, con cui non é in buoni rapporti) se non con i suoi due bambini, Vitor e Isabely, avuti da due uomini diversi che non li hanno riconosciuti come figli e che non aiutano minimamente con le spese. La cosa che piú stupisce dell’abitazione peró é l’interno, piccollissimo ma ordinato e pulito, cosa molto rara qui in periferia anche in famiglie meno povere, dove c’é qualcuno che lavora e ci sono delle entrate sicure. La Rosangela , infatti, non avendo un compagno e dovendo badare ai bambini é costretta a rimanere a casa. Iniziando a parlare abbiamo scoperto che oltre ad avere bisogno di varie cose per i bambini, cibo, pannolini, medicine, appena a una decina di metri dalla casa, fra gli alberi c’é uno dei ritrovi abituali di tossicodipendenti del quartiere e, per questo, i rumori e la paura sono dei freni efficaci contro il sonno di notte, perché chiunque potrebbe entrare in una casa cosí e nel migliore dei casi fermarsi a rubare il frigo o la bombola del gas, il poco che c’é di (poco) valore. Cercando in qualche modo di dare un piccolo aiuto abbiamo scoperto che il procedimento per fare riconoscere Vitor dal padre é completamente bloccato perché lei non ha abbastanza soldi per prendere l’autobus per andare in tribunale. Essendoci quindi incontrati di nuovo, per andare in macchina, per cercare di risolvere questa questione, di ritorno siamo passati da un supermercato per comprarle qualcosa di cui aveva bisogno e, lasciandole libera scelta, ha preso solamente dei pannolini per la piccola. Siamo dovuti essere noi a prenderle da mangiare perché, anche se lei aveva pochissimo cibo in casa, non voleva approffittare troppo del nostro aiuto.
Spero di avervi interessato e di avervi fatto arrivare alla fine di questa mail!
Tanti saluti e um grande abraço!

Andrea

Worcester (USA)

Caro don Francesco e Comunità di S. Paolo,

Come state? Spero bene ed in marcia verso il traguardo finale per raccogliere i frutti
dell’intenso lavoro pastorale di tutto l’anno. Penso alle feste di Prima Confessione e Comunione,
alla Cresima e alla fine della Catechesi con la festosa Celebrazione in Chiesa e fuori. Anche qui ci
sono queste celebrazioni. Ma ora per farvi sentire una “nota americana” vi dirò qualcosa di quanto
avviene in questo periodo.
“Graduation’s day”. E’ la consegna dei vari Diplomi di studio e Lauree che viene fatta in
forma ufficiale e solenne. I laureandi, nello stesso giorno, con tanto di toga e cappello goliardico,si
radunano nelle loro università, colleges o in qualche posto che possa accoglierli con le loro
famiglie ed amici. Procedono in processione per ricevere la sospirata “Graduation” costata il più
delle volte fatica e sacrifici perché la maggior parte degli studenti lavora per pagarsi gli studi ,
davvero costosi, e sono accolti dalle Autorità Universitarie. Tante volte, a queste cerimonie, viene
invitato qualche importante o significativo personaggio, anche il Presidente degli USA o sua
moglie, per tenere il discorso ufficiale chiamato “commencement”, un’esortazione augurale per
l’inizio del nuovo cammino di vita. Non può mancare alla fine il momento festoso con cibi e dolci
vari, sempre molto abbondante.
“Mother’s day”. “La Festa della mamma” che noi celebriamo ha origine nella storia degli
Stati Uniti. Già nell’antichità veniva celebrato il giorno della madre, ma si intendeva la maternità
delle dee. Solo nel 1600 è entrato il concetto della maternità umana.
Negli Stati Uniti , nel 1861, c’è stata la Guerra Civile tra Nord e Sud che ha causato tanti morti da
una parte e dall’altra. Julie Ward Howe, nel 1870, straziata dal dolore per la morte di tante persone
chiamò a raccolta le mamme perché protestassero contro la futilità di vedere tanti dei loro “figli”
uccidere i “figli” di tante altre madri e viceversa, propose “Il giorno della mamma” per celebrare la
pace e la maternità. Fu solo un seme gettato.
Anna Jarvis raccolse questa eredità e ripropose la celebrazione di questo “Giorno della mamma”
per cercare di riunire le persone e le famiglie ancora divise dalla guerra civile. Alla morte di Anna
Jarvis, la figlia Anne continuò questa battaglia a cui dedicò tutta la sua vita perché questo giorno
diventasse una festa nazionale. E questo avvenne nel 1944 quando il Presidente Woodrow Wilson
dichiarò ufficialmente il “Mother’s day” come Festa Nazionale e lo fissò per la seconda domenica
di maggio. Anna Jarvis, in onore della sua mamma, scelse come fiore il garofano bianco per le
mamme morte, rosa o rosso per le altre mamme. Ma, subito, si innescò anche il fattore economico
e commerciale contro il quale essa combatté con forza, ma morì povera e sola in prigione. Mentre
il commercio fiorì sempre più.
Ed è questa la Festa della mamma che è giunta anche a noi.
“Yard Sale”. Nel periodo primaverile-estivo, girando per le strade, si vedono appesi alle
piante dei cartelli con scritto “Yard Sale” che vuol dire “Vendita in giardino”. Quando una o più
famiglie hanno in casa delle cose che non servono più le espongono e le vendono nel giardino
fuori casa. Al mattino presto arrivano i cosiddetti “early birds” ossia “uccelli del mattino”. Sono
persone in cerca di occasioni speciali da collezionare o da rivendere. E ne trovano anche di belle e
buone…!
Mi rimane lo spazio per dirvi il mio ricordo continuo nella preghiera e per augurarvi
un’estate con un bel sole (qui oggi si sono accesi ancora i caloriferi) e con tanta serenità e pace
nel Signore Gesù.
Un caro saluto a tutti!

N.B. Non ho dimenticato l’oratorio estivo e le varie attività che seguono..!!

Laura

Goias (Brasile)

Ciao carissimi,

oggi vi scrivo tre storie relative ai ragazzini delle famiglie che accompagnamo col progetto di Adozione a Distanza con la Caritas Children´s di Parma. È uno dei progetti piú grandi e impegnativi che portiamo avanti ormai da una manciata d´anni. Mi rendo conto che per l´importanza del progetto ne scrivo poco, e quindi oggi voglio raccontarvi questa bella realtá. Sono circa 200 bambini e ragazzini della nostra periferia che hanno trovato un padrino in Italia. Noi (io, Don Corrado e Maria) funzioniamo quasi come assistenti sociali, mantenendo un contatto costante con le famiglie e cercando di capire, caso per caso, come intervenire. Ci sentiamo un ponte tra realtá diverse… il legame Italia-Brasil é forte e questo progetto lo mantiene vivace e ricco di salute. Se qualcuno volesse informazioni addizionali sul progetto… é solo scrivere! E se qualcuno poi volesse condividere con queste famiglie un po´ della propria attenzione e volesse responsabilizzarsi con qualche ragazzino di qua… le porte sono aperte!! Ma attenzione, che non sia un modo economico di lavarsi la coscenza ma che sia un atto di sincera co-responsabilitá. Che non sia un atto isolato ma contestualizzato in uno stile di vita altruista. Solo cosí il progetto di Adozione a Distanza vive il suo piú vero significato, aiutando a migliorare la vita sia di chi aiuta sia di chi é aiutato.

Ecco allora qualche storia:

Liliam (14 anni) é timida e non si “apre” facilmente. Cosí dopo piú di un mese scopriamo che non vive piú con la mamma ma con la nonna. E´una storia un po´complessa che stiamo cercando di verificare. La versione dei fatti della Liliam (e credo che sia la versione reale) discorda totalmente con quella della mamma. Sembra che Liliane, la mamma, stesse portando dentro di casa ragazze e uomini coinvolti nell´alcol e droghe, forse addirittura un piccolo giro di prostituzione. Questo ha creato rivolta e disappunto nella Liliam, rendendola piú critica e ribelle nei confronti della mamma. Dobbiamo anche considerare che varie volte, in questi anni, siamo stati avvisati che la mamma Liliane maltratta Liliam e fratellini. Una sera Liliane sarebbe arrivata a casa ubriaca e per futili motivi avrebbe fisicamente e verbalmente aggredito la Liliam, buttandola letteralmente fuori casa. Avrebbe addirittura cercato di bruciare tutte le sue cose. La nonna materna, Ordalia, accoglie in casa la Liliam e manda via la Liliane come ripicca (stava abitando de favor, cioé senza pagare, in una casetta nel fondo del lotto di Ordalia). Ordalia vuole molto bene alla Liliam e dice che non la lascierá piú ritornare con la mamma Liliane perché non é un buon esempio. Daltronde Liliam non ha nessuna intenzione, nonostante stia davvero soffrendo molto per questo abbandono, di ritornare con la mamma.

Jefferson é un bambino intelligente. Ha un carattere un po’ difficile e il suo nervosismo lo porta a volte ad essere aggressivo. É praticamente cresciuto senza padre, che é stato arrestato quando il bimbo aveva solo un anno. La madre Luzeni era all’epoca incinta di quattro mesi di Jessica Vitória, sorellina di Jefferson. Per questo motivo la situazione economica é molto difficile. Luzeni, nonostante seri problemi di salute, lavora in casa come sarta e cosí lotta per portare avanti la sua famiglia. Il padre di Jefferson esce di prigione a fine 2008 (libertá provvisoria domiciliare) e rientra in famiglia. Inizia a conoscere i suoi figli (si é fatto 5 anni per omicidio). In questo periodo riprende a studiare alle serali (primo anno delle superiori).

Nasce, in modo piuttosto drammatico, la sorellina JIULYANNA CRISTINA. Mentre era in ospedale a partorire, alla madre é stata fatta un´iniezione per favorire la dilatazione. Verso le 2 di notte si é sentita poco bene, ma il medico ha detto che non era niente. Verso le 3 é andata in bagno ed é nata la piccolina senza nessuna assistenza. Il padre si é abituato a fare il casalingo (e forse non ha una gran voglia di lavorare). Fino al 2012 sará in libertá condizionale. Con l´aiuto dei padrini abbiamo comprato due materassi e un armadio per i bambini. Qualche mese fa accade un episodio gravissimo. Cesar cerca di uccidere la moglie Luzeni a coltellate. Per fortuna i vicini chiamano la polizia e viene arrestato in flagrante. Cesar é sempre stato un uomo violento e scopriamo che anche dentro di casa picchiava moglie e bambini. Ha tutte le caratteristiche dello squilibrato… dalla prigione manda ogni giorno una lettera per la moglie implorando perdono mescolando promesse di amore a promesse di vendetta, disegnado angioletti tristi.

Sara, 15 anni, é figlia di Marcia. A 19-20 anni, Marcia ha avuto una relazione durata 8-9 mesi con un certo Carlos. Dopo un litigio, si sono lasciati e lui é sparito. Dopo poco, Marcia ha scoperto di essere incinta di Sara. Di Carlos sapeva solo il nome della cittadina dove lui diceva di abitare. Probabilmente lui non sa di essere padre di Sara. È stata promossa e frequenta il 9º anno in una scuola pubblica molto valida in Goiania (Liceo di Goiania, gruppo vespertino). É stata una scelta di Sara, consapevole che il livello di insegnamento delle scuole qui in periferia é molto basso. Vuole fare l´universitá e quindi, giá da adesso, sta cercando di prepararsi per bene. Continua ad essere una ragazzina “modello”: affetuosa, obbediente, responsabile, con volgia di studiare, sincera… la mamma dice che é davvero un ottima figlia. Grazie a una donazione dall’Italia, ha ricevuto una chitarra nuova e ora puó esercitarsi anche in casa (ma, siccome si vergogna, non lo fa quasi mai…). Ha semsso di partecipare alle lezioni di chitarra perché sono concomitanti alla scuola. Le piace guardare la TV e ascoltare musica. Di salute sta bene, nessun problema rilevante. La piccola Geovana K., sua sorellina, ha quasi tre anni e continua a crescere bene, senza problemi. Non va all´asilo (non ci sono posti) ma in casa sempre c´é qualcuno per tenerla d´occhio: la Sara alla mattina e una zia al pomeriggio. Marcia, la mamma, ha finalmente cominciato (un mese fa) a lavorare in un piccolo negozio di vestiti qui vicino, le piace e spera di poter continuare. Non lavora a libretto e riceve un salario minimo. È molto contenta di poter lavorare.

Queste sono tre piccole storie, molto diverse tra di loro ma che possono aiutarvi a intuire la realtá di qui. La seconda storia, quella di Jefferson, é un caso estremo, ma che vi da un´idea della violenza che impregna la societá delle periferie brasiliane.

Vi abbraccio fortissimo

Paolo

ps: potete anche vedere il sito della Caritas Children http://www.caritaschildren.it/