Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
siamo alle porte di un nuovo Natale e di un nuovo anno, il 2010. 2010 anni dalla nascita di Gesù. Quanti anni, che camminata!! Dicendo questo mi salta in testa un ricordo recente tragi-comico. Nelle 5 riunioni fatte per la consegna della cesta basica (progetto Adozioni a Distanza), dove incontriamo circa 140 famiglie… nessuno, e dico NESSUNO, sapeva dire in quale anno Gesù fosse nato. Ne avevamo parlato l’anno scorso, con le stesse famiglie. A distanza di una anno nessuno se lo ricorda. I bambini azzardano delle date… 1930? Gli adulti zitti in attesa di una mia risposta, per vedere se il bimbo ci fosse andato vicino. Tutti hanno chiaro che il Brasile è stato invaso nel 1500 e nessuno sa perchè stiamo nel 2009. Chi l’avrebbe mai detto?!?
Vi racconto la storia di Jessica. E’ una ragazzina di 16 anni che si era trasferita anni fa, col papà, a Nova Morada. La nuova compagna del babbo, Marinete, è diventata la mamma acquisita della Jessica e di altri fratellini. Cosa questa che qui in Brasile succede senza stupire nessuno. Questa famiglia, per come la situazione ci si era presentata, era in difficoltà e l’abbiamo così inserita nel progetto di Adozione a Distanza. Dopo qualche anno, diventando la Jessica adolescente e il papà alcolista, sono nati i problemi. Le violenze subite dal papà ubriaco, nei suoi attacchi d’ira “smisurati”, hanno spinto la Jessica a ritornare dalla mamma biologica in un quartiere di estrema periferia, ben lontano da qui. Subito cade nel mondo delle droghe, delle bugie, della mancanza di rispetto dentro di casa… la mamma la manda via da casa e lei si rifugia per diversi mesi a casa del moroso, un piccolo trafficante. Cominciano le peripezie e 3 anni di vita agli estremi, senza regole e responsabilità. Una vita che poco si addice al suo carattere un po’ timido. E anche il corpo riceve le sue ferite… un brutto tatuaggio nella schiena e una malattia antipatica che aspetta ancora di essere curata. Non sappiamo come ma dopo questi anni di “vita spericolata” lascia il moroso e ce la ritroviamo qui in quartiere da noi. La prima volta che la vedo, accompagnata da altre due adolescenti che conosciamo, non la riconosco. Troppo magra. Il crack l’ha prosciugata, è pelle e osso. In una chiacchierata personale ammette senza problemi la dipendenza dalla droga… ma dice che già sta ingrassando (!!!) e che il mese passato era più magra. Sembra che da sola, toccando il fondo, abbia smesso di fumare crack. Le credo. Qui in quartiere passa da una casa all’altra. Sono due famiglie che conosciamo bene (entrambe del progetto AD) senza condizioni economiche per accettare un’altra bocca… ma sotto Natale si è tutti più buoni e un piatto in più sempre si riesce a preparare. Un piatto che però a fine settimana, nel bilancio famigliare, pesa. Si vede così buttata fuori casa nuovamente… forse la incontro nel giorno giusto. E’ psicologicamente persa, lucida, sa che così non può andare avanti. Parla delle droghe come una brutta esperienza chiusa (ha già conosciuto molto di quel mondo), emerge la nostalgia di casa, dei fratellini. La necessità di un nido sicuro. Mi offro di accompagnarla nella famiglia di Nova Morada e le si illuminano gli occhi. La mattina dopo la porto là. Quella che doveva essere una visita rapida diventa subito una andata senza ritorno. E’ tanto calda l’accoglienza di Marinete che alla domanda “ti vuoi fermare qui con me” Jessica non esita un solo secondo. Stava desiderando più di ogni altra cosa quella domanda. Arrivano i fratellini (tra i quali Jefferson, con leucemia) che la abbracciano stupiti di rivederla li dopo anni. Il giorno dopo le porto i suoi vestiti… un sacchetto di plastica con un fagottino. Ho lasciato qualche soldino (di una offerta di amici del Maria Immacolata) per comprare un paio di jeans e due magliette. Sono sicuro che Jessica passerà un Natale migliore di quelli recentemente trascorsi.
Questa storia, dal finale ancora aperto, mi ricorda tremendamente la parabola del papà misericordioso. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi. Le ho lasciato il telefono del mio cell. con la promessa di chiamarmi se ci saranno problemi.
Quanto ci insegnano queste famiglie umili, semplici, povere e accoglienti per davvero!!!
Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo

Shelabunia (Bangladesh)

Carissimi Don Francesco, Carla, Simonetta, Nuccia. Giorgio e gruppo
Missionario San Paolo di Parma,
ho ricevuto con tanto piacere il vostro messaggio per le Feste Natalizie,
che ricambio augurandovi la gioia e la Pace del Natale e la Felicità di
incominciare un Nuovo Anno.
Sto passando un tempo molto impegnativo per le traduzioni e involto in
avvenimenti più grandi di me.
Nel mese di novembre sono stai pubblicati tre libri: Pinocchio in traduzione
bengalese, e in bengalese i misteri ed eventi della Madonna in chiave
letteraria e culturale bengalese. In italiano il terzo volume delle meditazioni
di Tagore: “Santiniketon III”.
Ora sono in preparazione altri libri in italiano e bengalese.
La settimana scorsa alcuni tecnici della “Bangla Vision”, una Televisione
del Bangladesh, sono andati a Villaverla nella mia casa e paese natale per
preparare un Cortometraggio sulla mia vita.
Sabato e domenica sono nella capitale di Dhaka per un “International Baul
Festival”. I Baul sono cantori popolari di cui sto preparando qualche cosa in
italiano e bengalese insieme. Dovrò fare due interventi: uno sabato sulle
treduzioni e loro difficoltà: l’altro domenica sulla dottrina dei Baul.
Dal 22 al 31 gennaio alcuni della EMI, Bologna, saranno qui a Shelabunia per
un ducumentario di 50 minuti sulla mia vita di Missione e un cortometraggi di
15 o 20 minuti.
Spero voi possiate vedere quaalche cosa di queste produzioni.
Di nuovo auguri di Buon Natale e Felice Anno 2010.

In Cristo aff.mo P.Marino, s.x.

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
abbiamo avuto il piacere di poter ricevere la visita del nostro vescovo di Parma, “Dom” Enrico (qui Dom vuol dire vescovo). Accompagnato dall’ex direttore della Caritas, Don Andrea Volta, sono riusciti a visitare tutti i missionari (laici e consacrati) che hanno lasciato la diocesi di Parma per trasferirsi in missione qui in Brasile. Una settimana in tutto, pochi giorni ma preziosi per potersi immergere nella realtà brasiliana. Devono essere stati giorni intensissimi. Hanno incontrato nello stato del Mato Grosso la Marianna e il Giampi (genitori del piccolo Ernesto), la Miriam Catellani e Federico Toscani (laici di Noceto, partiti per il Brasile più di 30 anni fa!) e nello stato del Goìas hanno visitato la missione di Don Giuseppe Dall’Asta e la nostra.
Noi li abbiamo guidati verso l’incontro delle nostre comunità e alla conoscenza di alcuni progetti sociali che portiamo avanti. Significativo l’incontro con tante delle famiglie del progetto di adozione a distanza realizzato in collaborazione con la Caritas Children’s. Sono circa 150 famiglie tra le più carenti dei nostri quartieri. Coi soliti tanti bambini al seguito. Maria, l’assistente sociale brasiliana che lavora con noi, aveva preparato un libro con le lettere dei bimbi per dare il benvenuto al vescovo. Sono lettere che i bambini del progetto hanno scritto, arricchendole con tanti disegni… il momento della consegna è stato emozionante e Dom Enrico ha davvero apprezzato il regalo. Ha addirittura detto: “questo libro lo porto in Italia come vostro ricordo e lo farò vedere anche ai miei genitori!”. Bello e significativo il pranzo col vescovo locale, che parla benissimo anche l’italiano. Il legame tra queste due chiese sorelle, quella di Goiania e quella di Parma, si è ulteriormente rafforzato. Il vescovo è stato umanamente affabile, umile e semplice, attento e curioso. Mi resta un ricordo davvero bello. Speriamo torni presto a trovarci, noi lo aspettiamo!!
Il ragazzo del carcere minorile che era stato ferito da due pallottole nella schiena (durante la sua fuga per la libertà) è morto. Una settimana di terapia intensiva non gli ha salvato la vita. Il poliziotto dei reparti speciali che gli ha sparato è stato trasferito. In questi casi qui c’è molta tolleranza…
Un altro ragazzo, Rogerio, mi chiede di pregare per lui perchè sta per uscire e ha paura di continuare nel mondo del crimine. Mi apre le porte ad una chiacchierata… è dentro perchè 6 mesi prima aveva ammazzato un taxista. Mi racconta: “ero entrato nel taxi… l’autista mi ha dato i soldi ma io gli ho sparato lo stesso… non so perchè l’ho fatto, avevo paura ed ero agitato per causa del crack”. Rogerio ha 16 anni, tutta la vita davanti e già un passato pesantissimo sulle spalle.
In “rua” ho incontrato dopo tanto tempo (credo almeno 6 mesi) Josimar. E’ magrissimo e mi chiede se abito ancora in Jardim das Oliveiras. Vuole che a tutti i costi vada a visitare sua mamma e dirle che è ancora vivo. Da qualche mese non si fa più vivo, non telefona… perso dietro il crack. Mi vuole raccontare un po’ della sua storia… ma si ferma quando arriva agli 11 anni. Con quell’età l’ingresso ufficiale in strada, senza ritorno. Oggi ne ha 19 ma ne dimostra 15. Prova a piangere ma il suo viso, per qualche secondo, solo si accartoccia in una smorfia, gli occhi brillano ma nessuna lacrima. Il pomeriggio stesso, tornando a casa dal centro città, vado a visitare sua mamma. Scopro che abita a 1km da casa nostra! Mi riceve con sospetto, mi fa un sacco di domande prima di aprimi il portone. Atteggiamento insolito in questo brasile semplice e accogliente. La mamma, una donna piccola e chiacchierona, mi chiama subito per nome e mi chiede scusa per la diffidenza. Mi spiega che la polizia sta cercando da qualche mese proprio Josimar. Non sa bene perchè ma sembra che abbia fatto qualcosa contro un poliziotto, le voci che girano sono che abbia rubato a casa di un poliziotto. Sono cose che la polizia “risolve in casa”. La mamma, Marilene, mi chiede se lo incontrerò di nuovo. Le hanno provate tutte ma senza risultati. Il mondo delle droghe è un vortice che strappa i figli dalle madri e dalla vita. Josimar lo incontrerò esattamente una settimana dopo nello stesso posto, Praça do Trabalhador… ma ve ne parlerò nella prossima puntata.
Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo