Nouldayna (Camerun)

Carissimi del gruppo missionario della parrocchia di San Paolo

Buon Natale e Felice Anno 2010!

Le Missionarie di Maria – Saveriane di Nouldayna, vi augurano la pace e la gioia di chi accoglie Gesù nella propria vita. E vi diciamo un sentito GRAZIE per aver generosamente sostenuto anche quest’anno la nostra missione. Tanti fratelli e sorelle di questo angolo di Camerun: piccoli, grandi, anziani, malati hanno potuto ascoltare la Parola di Dio e sono stati toccati da gesti concreti di amore cristiano – proprio grazie all’aiuto che voi ci avete fatto giungere. Per questo, Dio benedica voi, le vostre famiglie, comunità parrocchiali e gruppi. Alla fine della nostra vita ritroveremo solo ciò che abbiamo donato.

Noi stiamo bene. La nostra comunità ha subito qualche cambiamento: Sinea, sorella brasiliana, è temporaneamente a Roma per completare alcuni studi teologici. Sappiamo che sta bene e attendiamo il suo ritorno.
Intanto ci siamo arricchite della presenza di Guadalupe, sorella messicana, già a Berem-Tchad, ed ora qui con noi. Sta passando per la prova dello studio della lingua masa. Immaculée calamita bimbi, giovani e adulti all’amore di Dio. Segue il pre—catecumenato e la pastorale giovanile e vocazionale. Adriana si occupa della formazione delle Donne cristiane, organizza sessioni di alfabetizzazione e promozione umana di donne e ragazze per lo più. Dà anche una piccola mano alla scuola superiore nascente e cerca di inculcare nei ragazzi l’interesse per la lettura allestendo una biblioteca (e smantellandola ogni volta, per mancanza di strutture) due volte alla settimana. Lina, molti di voi l’avranno forse incontrata in Italia durante il suo recente congedo estivo, opera nel settore della salute e dell’igiene, e segue i malati di sida (AIDS). Se quest’anno la costruzione di una biblioteca diventerà realtà molto si dovrà al suo dinamismo e tenacia (oltre all’aiuto finanziario vostro!).

Quest’anno la vita della nostra gente è stata movimentata da un evento che non si ripeteva da circa trent’anni, perché interdetto: l’iniziazione tradizionale masa. Si tratta di un insieme di pratiche che nella tradizione mira alla formazione della personalità dei ragazzi. Attraverso le dure prove cui sono sottoposti, essi sviluppano, tra l’altro, virtù come il coraggio, l’obbedienza, la perseveranza, l’orgoglio per la propria identità culturale. La partecipazione all’iniziativa è stata massiccia: anche Masa del Tchad vi hanno preso parte. E qualche nostro battezzato purtroppo! Ma i motivi che avevano indotto il Governo a proibire questa pratica: svuotamento di classi nel bel mezzo dell’anno scolastico, abusi fisici e intimidazioni, ecc. , si sono verificati ancora, producendo divisioni e contrapposizioni d’idee in proposito tra la popolazione e una sfida alla vita delle nostre giovani comunità cristiane.

Questo ha indotto il Vescovo a delinare con chiarezza, in una lettera pastorale, la posizione della chiesa davanti a questo evento culturale:

“non è possibile essere cristiani e partecipare alla iniziazione tradizionale così come si pratica attualmente. Questa inizia con dei sacrifici agli dei (Mannuhuli, Makalai, Mazoumri, ecc.) ai quali ci si affida. Il sacrificio di animali a questi spiriti vorrebbe affermare che la vita viene da queste divinità. Con il sangue degli animali si mette anche la propria vita sotto la protezione delle divinità che ricevono l’offerta. Questo costituisce un tradimento e un rinnegamento della nostra fede…”

Noi speriamo che questo messaggio sia recepito dai nostri cristiani e che lo Spirito di Gesù arrivi a penetrare e a vivificare la cultura masa.

Quanto poi alle piogge, che ci danno di chi vivere: quest’anno non si è prodotta l’inondazione per lo straripamento del fiume Logone. Qui nella nostra zona si è avuta pioggia più abbondante dell’anno scorso, ma irregolare e a lunghi intervalli. E per di più in ritardo. Il raccolto, grazie a Dio, ci sarà sì, ma non sarà un gran che. Assistiamo comunque con gioia ad una certa diversificazione, tentativi di coltura: meno cotone, più riso, più mais, più fagioli, patate dolci, cipolle. Con i mutamenti climatici in corso è davvero rischioso per questa gente dipendere quasi unicamente dal miglio.

Eccovi, Carissimi, messi un più dentro la nostra realtà attraverso queste piccole comunicazioni. BUON NATALE ancora, nello Spirito di Gesù che ci fa famiglia – anche se non ci conosciamo personalmente e anche se lontani fisicamente.

In Lui noi siamo uno.

Guadalupe, Adriana, Lina C. , Immaculée

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
stanno succedendo un sacco di cose interessanti.
Chi non si ricordasse dell’aspirante tenente Sampaio può rileggersi la lettera n° 1, si, proprio la prima! In questi due anni lui è diventato tenente ed è stato il primo responsabile (insieme ad un altro poliziotto chiamato Flores) di diversi casi di violenza contro i meninos de rua. Irmà Ana ha aperto due denunce ufficiali con tanto di foto delle lesioni sulle vittime. Queste denunce sono passate dalle mani dei Diritti Umani alle scrivanie dei deputati statali, per poi rimbalzare nella normalissima prassi investigativa della Polizia Civile, sorella della Polizia Militare. Un po’ come se in nostri Carabinieri investigassero sulla Polizia. Comunque sia, se la vittima stessa (foto e testimoni oculari non sono considerati) non denuncia il poliziotto in tribunale, con tanto di riconoscimento, la denuncia non va avanti. Messa in un cassetto a prendere polvere. Ora, immaginate voi cosa voglia dire per un minore in situazione di strada denunciate apertamente e a viso scoperto un poliziotto… Fatto sta che questi documenti di denuncia sono arrivati al capo della polizia e giù a cascata fino al nostro amico Tenente Sampaio.
Circa 4 mesi fa, in un incontro casuale in strada, mentre io e Irmà Ana visitavamo i meninos, nasce una chiacchierata. Ci saluta e ci chiede di parlare un po’ con calma. Si dimostra preoccupato per la situazione dei ragazzini, vittima delle droghe e del sistema economico che li esclude, si dice che è anche preoccupato per la sicurezza pubblica… dopo 45 minuti di conversazione ci propone di fissare un incontro con tutti gli esponenti della città coinvolti nel fenomeno meninos de rua. Dice che al tavolo con noi, in questo faccia a faccia, vuole anche il vescovo!! Accettiamo con un po’ di diffidenza. Poi lunghi mesi di silenzio, fino a quando, la settimana passata, siamo ufficialmente invitati al primo incontro, proprio nella sede dei Diritti Umani. Ci sono persone davvero importanti, esponenti del governo e di varie realtà sociali, rappresentanti di case di accoglienza… c’è con noi anche Padre Geraldo, coordinatore del movimento cittadino contro la violenza della polizia. Tantissime parole, mille idee stupende e colorate… con alcuni tentativi di “scambio di ruolo” piuttosto buffi (la polizia volendo fare gli assistenti sociali e gli psicologi i poliziotti investigativi!) e prontamente stoppati. L’idea che mi sono fatto è che il Tenente Sampaio stia cercando di strumentalizzare le nostre, e non solo, conoscenze dei meninos per esclusivi motivi di sicurezza pubblica. Vuole fare un fascicolo (noi sappiamo che è da due anni che ci sta lavorando!) con foto e nomi di tutti gli abitanti della strada, compresi i minorenni, cosa quest’ultima proibita dalla legge (proprio per evitare che la polizia possa creare “liste di stermino”). Il problema è che i ragazzini, giustamente, non si fidano della polizia e danno ogni volta nomi diversi rendendo difficile l’identificazione. Noi potremmo essere in questo caso un ottimo supporto!! Teniamo comunque presente, ad onor del vero, che effettivamente i nostri meninos sono un problema di sicurezza pubblica. Il 95% usa droghe e quasi tutti il tremendo crack. E in un modo o nell’altro i soldini per comprarlo devono trovarli. Facile immaginare come. Non mi stupisco infatti di incontrare nel carcere minorile alcuni dei ragazzini conosciuti sulla strada. Per la polizia l’importante è ridurre il numero di assalti e furti nel settore di competenza. Per noi, e tutte le altre realtà umanitarie coinvolte, è la proposta di una vita diversa, più umana, più dignitosa, libera dalle dipendenze. Due approcci diversi alla stessa situazione, entrambi ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi.
Seguirà prossimamente un’altra riunione, vedremo che succederà!!
Che la Speranza non ci abbandoni mai.

Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo

ps: un ragazzino del carcere minorile ha cercato di scappare… un agente della ROTAM (la temuta polizia speciale) gli ha sparato due colpi… entrambi a segno. E’ in prognosi riservata.
pss: come ormai saprete è arrivata Sara, servizio civile all’estero, e si fermerà 9 mesi. Avremo tempo per conoscerla!!!

Scriveva Lévinas: “io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro”. Ecco ciò che siamo chiamati a vivere nell’incontro con lo straniero al di là della paura e al cuore della nostra identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita (ENZO BIANCHI – Stranieri come noi)

Koumi (Ciad)

Carissima Carla, Simonetta e Giorgio,
Sono rientrata in Ciad il 12 ottobre ed eccoci già alle soglie di Natale, un appuntamento al quale non ho intenzione di sottrarmi per poter augurare a ciascuno di voi e alle vostre famiglie la gioia e la pace di Gesù che viene a piantare la sua tenda in mezzo a noi per dare senso e colore alla nostra vita quotidiana. E’ un’occasione per poter dire a quanti ho potuto incontrare o almeno ascoltare durante le mie “vacanze” tutta la mia gratitudine per l’amicizia, la fraternità, la stima che mi avete fatto gustare in quelle occasioni. Che il Signore continui a benedirvi. Io vi ricordo ogni giorno nella preghiera e porto nel cuore le pene di quanti hanno voluto condividerle con me.

Il ritorno a Koumi è stata una grande gioia per me, anche se non mi aspettavo un caldo così. Comunque il lungo giro previsto per arrivare a casa non è stato necessario, perché le piogge sono state scarse e poi, udite-udite, dopo la mia partenza di giugno, le brecce minacciose della diga sono state, anche se sommariamente, riparate, così la nostra gente non ha dovuto abbandonare i villaggi e il raccolto è salvo. Certo, non abbiamo potuto viaggiare in macchina e non posso dire che il viaggio sia stato confortevole, ma che sollievo fare solo 40 km per arrivare da Bongor a Koumi! I nostri fratelli di Koumi sono stati felici di rivedermi e mi hanno chiesto notizie di tutti voi. Qualcuno è arrivato con delle uova, altri con un anatroccolo o un polletto per darmi il benvenuto e già il mattino dopo dei malati avevano bisogno di una mia consultazione.
Giulia e Betti le ho trovate bene anche se un po’ “tirate” perché in mia assenza hanno dovuto affrontare tanti imprevisti e piccole difficoltà. Non si dimentichi che Giulia ha 73 anni…
Quattro giorni dopo il mio arrivo siamo partite di buonora, Betti, io e 5 baldi giovani con la nostra venerabile Toyota per “aprire la strada” fino a Bongor. Aprire la strada vuol dire appianarla, colmare qualche buca, tagliare gli arbusti che ostruiscono il passaggio, aggirare le pozzanghere pericolose…
Perché tanta fretta? Perché dovevamo accogliere Lindomar, la nostra nuova sorella di Koumi che “stazionava” a Domo in attesa del mio arrivo. E’ stata una gioia poter ritornare a Koumi con lei e poterla presentare la domenica successiva a tutta la comunità cristiana, riunita attorno a 196 persone che facevano il loro ingresso in catecumenato!
Al dispensario di Magaw per il momento è impossibile andare se non in moto. L’infermiere responsabile è venuto già comunque a farmi un po’ il resoconto di questi mesi e, se non troverò sorprese quando li visiterò per la prima volta, c’è proprio da ringraziare il Signore per il bel lavoro che hanno fatto e per tutte le persone che hanno potuto salvare.
Non vi sto a raccontare le disavventure di un tentativo di portare una donna in ospedale da Ursi a Bongor una decina di giorni fa. Da Ursi a Koumi c’è ancora acqua sulla pista e ci siamo impantanati 3 volte. Per fortuna il parroco è venuto in mio aiuto, ha preso la donna sulla sua moto, poi , arrivato a Koumi, ha continuato verso Bongor con la sua macchina, mentre io ed altri attendevamo rinforzi nel cuore della notte per farci uscire da quella palude. Per fortuna la donna è sana e salva. Come avrete capito, la vita qui è un po’ un’avventura…
Questa settimana è stata caratterizzata da una riunione dopo l’altra per programmare le attività dell’anno. Formazione dei catechisti, comunità di base, attività con i giovani e i bambini, alfabetizzazione, biblioteca, animazione sanitaria, ecc. Quest’anno abbiamo non uno, ma due sacerdoti diocesani con noi: Jean che è qui ormai da due anni e Matthieu che è arrivato in giugno. L’équipe, dunque, è abbastanza rinnovata e deve trovare un nuovo equilibrio.
Nel pomeriggio cerco di uscire insieme a Lindomar per farle scoprire un po’ l’ambiente, permetterle di conoscere qualche persona e farle praticare quelle quattro parole di Massa che ha già imparato. Poco a poco spero che prenda coraggio e diventi autonoma.

Ricordateci nelle vostre preghiere perché siamo donne forti, piene di fede e di carità, capaci di infondere speranza a questi nostri fratelli. Io ringrazio ancora una volta il Signore per CIASCUNO DI VOI e vi abbraccio di cuore.

Silvia