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Montreal (Canada)

Carissimi Giorgio, Carla, Simonetta e Nella,
Sono molto contento per il vostro messaggio che mi riconforta nel mio
sacerdozio. Sono stato veramente emozionato durante tutte le conferenze e
durante questi grandi momenti per me storici con il Santo Padre. Ho partecipato
alla chiusura delle attività per l’anno sacerdotale con un gruppo di 8 preti
provenienti da Montreal; il nostro programma di pellegrinaggio non mi
permetteva di avere un minuto per me e di venire ad incontrarvi come sperato,
ma poco importa, ho passato dei momenti molto piacevoli nel vostro paese e
soprattutto nella città eterna: Roma. Spero dunque che quando arriverò all’
inizio di ottobre, sarà allora un’occasione più favorevole per venirvi ad
incontrare e passare qualche tempo con voi. Sono ritornato a Montreal.
Grazie ancora una volta per la vostra amicizia.
Possa l’Altissimo mantenerci uniti nel suo amore inestinguibile!

Don Ferdinando vostro fratello

Kambia (Sierra Leone)

Carissimi

Spero di trovarvi tutte e tutti bene.

In questi giorni iniziano gli esami nelle scuole e questo mi dà un po’ più di tempo per scrivere. Insegno due ore di bibbia in quinta superiore, ma ho detto all’altro mio collega che insegna l’altra ora di fare lui i test e di correggerli, io non ne avrei il tempo. Ho una classe da 40 e una da 70 studenti. Il mio collega che insegna bibbia è musulmano, l’altro è protestante. La scuola è cattolica, fatta da un saveriano 49 anni fa. Ci sono 600 studenti nella secondaria senior e 1000 nella secondaria junior. Gli allievi sono quasi tutti musulmani, poichè che la zona di Kambia è moto musulmana. Gli studenti studiano volentieri il mio corso, perchè la religione piace molto a loro e forse anche perchè all’ultimo anno se passi l’esame vale un credito, e con 5 crediti puoi entrare in univeristà, incluso lingua inglese.

In questi tempi l’Africa è un po’al centro del mondo, tra i mondiali e un presidente nero alla Casa Bianca. (il suo viso è stampato su tante magliette, zaini, borse, cinture, gadget. “He is our President”, dicono). Ma qui non cambia molto la realtà. L’unione europea sta finanziando una strada asfaltata che porta da Kambia alla capitale, i lavori procedono, passano countinuamente camion di ghiaia che sollevano un polverone, e hanno asfaltato 10 km. Ora non possono asfaltare, il mese prossimo arrivano le piogge forti, fino a fine agosto, e non si può fare quel lavoro. Speriamo che finiscano di costruire i ponti sui fiumi e i torrenti.

È stato bello celebrare il Natale in parrocchia. Ci sono alcune persone bisognose e allora il gruppo delle donne cattoliche hanno deciso di cucinare per loro il pranzo di natale nel nostro salone. Per raccogliere i soldi necessari hanno pensato di fare vedere il film della nascita di Gesù nelle scuole della città. Hanno contattato anche le scuole musulmane che hanno detto subito di sì. Il biglietto per i bambini era 300 leoni, 7 centesimi di euro, e molti hanno assistito. Mi è dispiaciuto che i bimbi più poveri non hanno potuto vederlo. Il film era quello di Zeffirelli, ma doppiato in Krio. Erano felicissimi di conoscere di più Gesù e la sua Mamma e Giuseppe. È stato un po’ da ridere la scena del censimento, quando si registrano a Betlemme oltre che Giuseppe da Nazaret anche Mohamed da Kabala e Ibraim da Freetown. Il messaggio si incultura anche così!

Con il ricavato ho caricato 6 donne sul pickup e la domenica pomeriggio siamo andati al mercato. Comprato il sacco di riso, che è il cibo di ogno giorno in Sierra e il necessario per la plasas: olio di palma, bello rosso o arancione, nel quale fai bollire le foglie di patata dolce pestate ne mortaio, pesce affumicato, dado, fagioli, arachidi bollite, sale e naturalmente peperoncino a volontà. I poveri hanno magiato con grande gioia, era natale anche per loro, e ho messo un po’ di musica con la cassa che ho comperato questa estate, e allora tutti felici. La musica funziona con il generatore portatile che abbiamo, perchè qui la corrente c’era ai tempi degli inglesi, ma poi non più. Naturalmente è rimasto riso per i cherichetti, 30 di loro, dalla 2 elementare alla 3 media.

I cherichetti lo segue P Giorgio settimanalmente, circa 20. diventano 30 in marzo aprile, quando i 4 alberi di manghi della missione hanno i frutti maturi. Allora si tirano i sassi ai rami, finchè qualche mango cade. Ogni pomeriggio leggiamo il vangelo della domenica precedente nei quartieri della città. Ci sono 3 zone per ora. A turno ci troviamo nella casa di un cattolico e lì preghiamo e cantiamo. Tante volte è cattolica solo la moglie o solo il marito. Le famiglie completamente cattoliche non sono molte. Ieri siamo andati da una anziana che non può più verire in chiesa perchè è cieca. Mi ha parlato, ma io non ho capito niente, perchè è di etnia Limba. Mi traducono i nostri parrocchiani. Alle 17:45 siamo andati via di corsa dalla casa, che è alla periferia della città, con le nostre moto, perchè iniziava a piovere.

Domenica 4 Luglio c’è stata la prima messa di un sacerdote di Kambia, fr. Michael Kamara. È della congregazione dei Giuseppini del Murialdo, che è simile ai salesiani (formazione dei giovani). È stata una bella celebrazione, una benedizione per tutti noi. Vi scriverò qualcosa più avanti…

Vi penso spesso, con affetto e riconoscenza. Buona estate.

p. Michele Carlini , saveriano.

Goias (Brasile)

Credo che da quando sono qui non abbia mai lasciato passare tanto tempo tra un
lettera e l’altra. I più attenti si chiederanno: cosa succede?. In realtà nulla
di straordinario, ma una serie di impegni mi stanno rubando diverso tempo. Tra
questi la progettazione-costruzione di quella che sarà la nostra casa in cui
andremo appena sposati. E’ proprio qui vicino, 150 metri dalla canonica in cui
oggi vivo con Don Corrado. La canonica resterà nel futuro un punto di
riferimento sia lavorativo sia psicologico. La vicinanza mi aiuterà molto. La
costruzione in se per se è un piccolo grattacapo, perchè nonostante io sia
dell’area qui molte cose sono diverse dall’ Italia. Quindi sto cercando una
mediazione tra il nostro modo di costruire e le abitudini locali. Comunque sia,
grazie anche all’accompagnamento di amici italiani (grazie Niko!!!), la casa
avrà un buon tempo di vita utile. Abbiamo cominciato i lavori lunedì 10 maggio,
con almeno tre settimane di ritardo sul cronogramma. Il modello di casa, che io
e la Leide abbiamo trovato molto vivibile, è identico a quello di un nostro
amico che abita qui vicino, Maikon. Chi è stato qui sa chi è !! Costruire la
propria casa, fin dalle prime fasi progettuali, è molto avvincente. Diverse
sere passate al pc disegnando e ritoccando il progetto insieme alla Leide. E
Don Corrado, scherzando, chiedendoci dove avremmo messo il quadro, il
portasciugamani, l’interruttore… Se tutto procederà come previsto la casa
dovrebbe essere pronta per il nostro matrimonio, o forse appena dopo. Cosa
voglia dire questo forse appena dopo è tutto da scoprire!!

Dopo questa parentesi di vita quotidiana vi voglio parlare un po’ di una
ragazza. Si chiama Isidoria ed ha 17 anni. E’ una menina de rua che da 4
settimane è accolta in una struttura comunale chiamata Casa das Flores (alla
lettera: casa dei fiori). Un giorno ricevo la telefonata di Immacolata,
funzionaria della casa di accoglienza provvisoria che lavora con molta
passione. Il mio contatto le è stato passato da Irmà Ana, che ormai tutti
conoscete. Mi vuole parlare di Isidoria e mi invita ad incontrarla. Alcuni
giorni dopo sono là ed ho l’occasione stupenda di poter conoscere la ragazzina.
L’idea è quella di conoscerla un pò, per poi farvela conoscere e vedere se
qualcuno di voi possa aiutarla. Lo stesso processo che più di un anno fa
avevamo fatto con la Talita, raggiungendo un successo meraviglioso. Ancora una
volta sento di funzionare come un ponte, mettendo in contatto realtà lontane.
E mi piace pensarla così perchè in fin dei conti questo è uno degli scopi che
mi sono dato. E’ una globalizzazione che coinvolge persone vere, concrete, con
sentimenti, speranze e sogni. Persone che possono entrare in contatto,
scriversi una lettera e scambiarsi una foto. Non è cioè quella globalizzazione
del minestrone mediatico dove tutti sanno di tutti ma dove nessuno si sente
fratello e sorella di nessuno…

Bene, vi dicevo di Isidoria… Come le chiedo quanti anni ha e se ha dei
fratelli comincia a parlare e non mi lascia più il tempo di fare altre domande.
Parla della propria vita per quasi un ora senza interruzioni. Sembra un piccolo
flusso di coscienza. Toccando anche episodi molto delicati e intimi con
apparente scioltezza. Provo a farvi un riassunto non facile…

Mamma e papà trafficanti e viziati nelle droghe. Dai 4 ai 7 anni la mamma è
in prigione. La tira su una sorella poco più grande e il papà, per lo più
assente. La mamma esce di prigione e alcuni mesi dopo il papà è ucciso da altri
trafficanti. La mamma continua ad usare droga. Dentro di casa solo droga…
Isidoria si ricorda che giocava coi sacchettini della droga e che la mamma la
picchiava. Un giorno, con 8 anni, ruba alla mamma una sigaretta di mariuna
(senza ben sapere cosa fosse) e sale su albero di manga vicino a casa. Si
nasconde tra i rami e prova a fumare. Rintontita cade battendo la schiena e
resta per più di mezzora sdraiata a terra cercando di chiedere aiuto ma senza
che la voce uscisse dalla bocca. Fino a quando, recuperata un pò dal trauma,
riesce a risollevarsi. Mentre racconta questo episodio ride, e da tanto ridere
le vengono le lacrime agli occhi. Poi subito si ricompone. Continua il
racconto. Morto il papà, il nuovo compagno della mamma cerca di violentarla.
Isidoria racconta il tentato abuso alla mamma che non le crede, o che comunque
preferisce prendere il lato del nuovo compagno piuttosto che della figlia. Si
crea una tensione che sfocia nella fuga di casa con una amica vicina di casa.
La sera stessa della fuga incontrano due ragazzi, di macchina, che le portano
in Mato Grosso. Non ha un brutto ricordo di questi ragazzi, anzi, con uno è
rimasta per tanti anni in contatto. L’esperienza del Mato Grosso si conclude
comunque con un ritorno a Goiania in autostop, alla bellezza di 13 anni. E il
successivo ingresso nella rua, droghe, mancanza di regole… varie cicatrici
nel corpo (tra le quali una molto vicina all’arteria del braccio, zona
ascella). Era diventata pelle e ossa, bruttissima, come lei stessa si
definisce. Dice di se che un cane randagio aveva più dignità di lei. La svolta:
la sua più cara amica di strada viene uccisa. Questo evento tragico la sveglia.
Decide di cercare aiuto e di uscire dalle droghe e dalla vita di rua. Entra
nella Casa das Flores e dopo 5 settimane, recuperando qualche chilo, ci
incontriamo. Il giorno dopo l’ingresso nella comunità terapeutica femminile, la
stessa dove la Talita aveva fatto la sua camminata. Se tutto andrà per il
meglio la sua camminata durerà 9 mesi. Ho percepito la grande determinazione e
serenità di Isidoria, anche se sappiamo per esperienza che liberarsi dal crack
non è cosa affatto semplice! La comunità terapeutica chiede un contributo
mensile di circa 90 euro al mese. Se riuscissimo, come con Talita, a fare una
cordata, unendo il contributo di 2-3 persone… sarebbe stupendo!! Isidoria sta
già scrivendo una lettera per ringraziare le persone che la aiuteranno, pur non
sapendo ancora i loro nomi.

Vi abbraccio forte, tutti.

Il Signore ci benedice.

Paolo