Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
stanno succedendo un sacco di cose interessanti.
Chi non si ricordasse dell’aspirante tenente Sampaio può rileggersi la lettera n° 1, si, proprio la prima! In questi due anni lui è diventato tenente ed è stato il primo responsabile (insieme ad un altro poliziotto chiamato Flores) di diversi casi di violenza contro i meninos de rua. Irmà Ana ha aperto due denunce ufficiali con tanto di foto delle lesioni sulle vittime. Queste denunce sono passate dalle mani dei Diritti Umani alle scrivanie dei deputati statali, per poi rimbalzare nella normalissima prassi investigativa della Polizia Civile, sorella della Polizia Militare. Un po’ come se in nostri Carabinieri investigassero sulla Polizia. Comunque sia, se la vittima stessa (foto e testimoni oculari non sono considerati) non denuncia il poliziotto in tribunale, con tanto di riconoscimento, la denuncia non va avanti. Messa in un cassetto a prendere polvere. Ora, immaginate voi cosa voglia dire per un minore in situazione di strada denunciate apertamente e a viso scoperto un poliziotto… Fatto sta che questi documenti di denuncia sono arrivati al capo della polizia e giù a cascata fino al nostro amico Tenente Sampaio.
Circa 4 mesi fa, in un incontro casuale in strada, mentre io e Irmà Ana visitavamo i meninos, nasce una chiacchierata. Ci saluta e ci chiede di parlare un po’ con calma. Si dimostra preoccupato per la situazione dei ragazzini, vittima delle droghe e del sistema economico che li esclude, si dice che è anche preoccupato per la sicurezza pubblica… dopo 45 minuti di conversazione ci propone di fissare un incontro con tutti gli esponenti della città coinvolti nel fenomeno meninos de rua. Dice che al tavolo con noi, in questo faccia a faccia, vuole anche il vescovo!! Accettiamo con un po’ di diffidenza. Poi lunghi mesi di silenzio, fino a quando, la settimana passata, siamo ufficialmente invitati al primo incontro, proprio nella sede dei Diritti Umani. Ci sono persone davvero importanti, esponenti del governo e di varie realtà sociali, rappresentanti di case di accoglienza… c’è con noi anche Padre Geraldo, coordinatore del movimento cittadino contro la violenza della polizia. Tantissime parole, mille idee stupende e colorate… con alcuni tentativi di “scambio di ruolo” piuttosto buffi (la polizia volendo fare gli assistenti sociali e gli psicologi i poliziotti investigativi!) e prontamente stoppati. L’idea che mi sono fatto è che il Tenente Sampaio stia cercando di strumentalizzare le nostre, e non solo, conoscenze dei meninos per esclusivi motivi di sicurezza pubblica. Vuole fare un fascicolo (noi sappiamo che è da due anni che ci sta lavorando!) con foto e nomi di tutti gli abitanti della strada, compresi i minorenni, cosa quest’ultima proibita dalla legge (proprio per evitare che la polizia possa creare “liste di stermino”). Il problema è che i ragazzini, giustamente, non si fidano della polizia e danno ogni volta nomi diversi rendendo difficile l’identificazione. Noi potremmo essere in questo caso un ottimo supporto!! Teniamo comunque presente, ad onor del vero, che effettivamente i nostri meninos sono un problema di sicurezza pubblica. Il 95% usa droghe e quasi tutti il tremendo crack. E in un modo o nell’altro i soldini per comprarlo devono trovarli. Facile immaginare come. Non mi stupisco infatti di incontrare nel carcere minorile alcuni dei ragazzini conosciuti sulla strada. Per la polizia l’importante è ridurre il numero di assalti e furti nel settore di competenza. Per noi, e tutte le altre realtà umanitarie coinvolte, è la proposta di una vita diversa, più umana, più dignitosa, libera dalle dipendenze. Due approcci diversi alla stessa situazione, entrambi ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi.
Seguirà prossimamente un’altra riunione, vedremo che succederà!!
Che la Speranza non ci abbandoni mai.

Vi abbraccio forte, tutti.
Il Signore ci benedice.
Paolo

ps: un ragazzino del carcere minorile ha cercato di scappare… un agente della ROTAM (la temuta polizia speciale) gli ha sparato due colpi… entrambi a segno. E’ in prognosi riservata.
pss: come ormai saprete è arrivata Sara, servizio civile all’estero, e si fermerà 9 mesi. Avremo tempo per conoscerla!!!

Scriveva Lévinas: “io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro”. Ecco ciò che siamo chiamati a vivere nell’incontro con lo straniero al di là della paura e al cuore della nostra identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita (ENZO BIANCHI – Stranieri come noi)