Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
oggi vi scrivo finalmente una lettera un po’ leggera, altrimenti qui non mi legge più nessuno!!!
Ho preso due giornali e vi racconto qualche notizia. Non ho fatto grandi ricerche quindi facciamo insieme uno sforzo di curiosità, ok?
Notizia 1) Un intero quartiere di Goiania, il Pedro Ludovico, è invaso dalle Lacraias. E’ una scolopendra rossa e velenosa che raggiunge i 20 cm di lunghezza. Nessuno sa cosa fare e si spera che il fenomeno rientri da solo. Intanto le mamme si preoccupano coi bambini che giocano in cortile.
Notizia 2) In Minas Gerais, uno stato ad Est del Goias, una signora è stata arrestata e condannata a due anni di prigione per aver rubato cicche da masticare. Circa 30 euro il valore…
Notizia 3) Terza pagina, purtroppo ci riguarda. La violenza nei quartieri di periferia è sempre molto alta. Ieri mattina, in luoghi differenti, sono state uccise 4 persone. Sono tutte esecuzioni con arma da fuoco. Una di queste vittime è un nostro conoscente, Paulo Ferreira Silva, 27 anni. Fratello della Patricia, mamma della Ellen, una delle bimbe del progetto di adozione a distanza con la Caritas Children. Si sospetta che l’assassino sia il fratello della mamma della Jully, un’altra bimba del progetto di adozione. Regolamento di conti tra criminali, una vendetta o un debito di droga. Paulo è morto dopo 10 minuti di agonia tra le braccia della Patrizia e davanti ai bimbi. Li stiamo già accompagnando dalla psicologa per aiutarli a superare il trauma. Ma resteranno cicatrici…
Notizia 4) un altro caso di sospetta influenza suina (qualche saggio ha provato a darle un altro nome ma senza troppo successo) è entrato in Brasile. I casi fino ad oggi confermati dall’unico laboratorio specializzato nello scoprire la malattia, in San Paolo, sono solo 9. Il sospetto è un bimbo di 10 mesi, con tosse e febbre sopra i 38°… e un recente viaggio in Cile. Risposta del laboratorio tra 3 giorni.

Finito il bollettino giornalistico passo a raccontarvi, come vi aveva già anticipato Don Corrado, uno dei week-end più belli da quando sono qua.
Sono stato invitato da Armando ad accompagnarlo nella Serra da Mesa, per pescare! Chi mi conosce sa che è uno dei miei passa tempi preferiti. Qualcuno lo chiama addirittura SPORT… io non mi spingo così in la!! Per me è più una filosofia di vita, ma di questo ne parleremo un’altra volta.
Armando è il classico caso, piuttosto raro, di self-made-man. Non sa ne leggere ne scrivere (ma i numeri si, come dice lui!) e dal nulla sta montando un piccolo impero economico. A 16 anni ha messo incinta la sua ragazza, oggi sua sposa e mamma di due ragazzine. Insieme hanno cominciato a cucinare pamonia alla sera per poi venderla alla mattina. Lui andava in giro in bicicletta con la cesta di polisterolo nel portapacchi. Venditore ambulante di pamonia, oggi lavoro comune ma non in quegli anni. Dopo 3 mesi ha comprato a rate una piccola grattugia automatica (che conserva ancora come ricordo). Dopo altri 3 mesi vendeva 800 pamonie per giorno. Poi ha comprato un maggiolone anni ’70 e così via, credendo in quello che faceva e raccogliendo da subito i risultati. Oggi lui ha 34 anni, 15 persone lavorando per lui (tutti in regola, come ci tiene a sottolineare), una villetta qui vicino, un camioncino e due macchine, una casa affacciata sul Lago das brisas e un altra sulle acque magiche della Serra da Mesa. Dimenticavo… ha aperto da qualche mese una farmacia nella strada principale del nostro quartiere (l’unica della zona aperta 24 ore e con un medico generico nel pomeriggio). I guadagni sono buoni e sta pensando di aprirne un’altra. E non sa leggere ne scrivere. Spettacolo!!
Bene, questo tipo qui mi ha invitato a fare 3 gironi nella Serra da Mesa, approfittando del 1 maggio. Gruppetto allegro. In tre notti credo di aver dormito 10 ore, di cui 3 coricato in malo modo sulla barca di alluminio. Un lago di solito pescosissimo e conosciuto in tutto il Centro Brasile come il paradiso del TUCUNARE’ azzurro (fratello minore del Tucunarè Giallo che si trova solo nei bacini amazzonici e che raggiunge taglie ben maggiori… 10-12 kg!), pesce molto aggressivo, carnivoro, che quando allamato salta fuori dall’acqua è uno spettacolo! Così mi hanno raccontato, perchè di tante ore di pesca… mi vergogno a dirlo… NULLA!! Solo due pesci gatti un po’ troppo cresciuti, un piragna e un pescetto che ha speroni velenosi. Risultato di 4 pescatori e 6 ami in acqua per non so quante ore. Un motivo in più per tentare di nuovo, e la prossima volta vi manderò una foto del mio primo Tucuna!!
Che il Signore ci benedica.

Paolo

PS: L’uscita di pesca ha lasciato i piatti vuoti ma gli occhi e il cuore pieni di stupore per una natura mozzafiato, posto stupendo… e con la luna piena che sorgeva lentamente all’orizzonte specchiandosi nell’acqua. Dio è grande!!
PS2: nel viaggio di ritorno le mie canne da pesca sono state caricate male per la fretta (siamo arrivati a casa all’alba) e non sono arrivate a casa, seminate lungo il cammino… Credo che un camion ci sia passato su!!! :-))

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
Il lavoro sulla strada coi meninos de rua continua ad essere difficile. Ci stiamo ancora “leccando le ferite” dopo la delusione della Rosineide, la ragazza di cui vi parlavo nell’ultima lettera. Ho aperto un confronto aperto con Irmà Ana e i due seminaristi che da poco hanno scelto di uscire con noi sulla strada. E’ stato più che altro un’occasione per riscoprire le vere e più profonde motivazioni che ci spingono sulla rua. La domanda è stata la seguente: perchè continuare in una attività così dispendiosa senza apparenti risultati? Non sarebbe meglio scegliere un altro campo dove la soddisfazione personale sia maggiore, dove vi sia un piccolo ma tangibile ritorno?
Il problema maggiore è che dentro i meninos de rua si sommano problemi molto profondi. Immaginate lo sconvolgimento interiore nei rapporti famigliari che spinge un ragazzino ad uscire di casa per iniziare a vivere nella strada, molte volte nella pre-adolescenza, età in cui si struttura la personalità e si dovrebbe imparare a sognare. Aggiungiamo la “scuola della strada”, dove per sopravvivere si deve imparare ad essere cattivi, a rubare, a picchiare… per le ragazze a prostituirsi. Consideriamo la mancanza di vere amicizie e le relazioni affettive spesso basate sul possesso e sulla violenza. A questa miscela già sufficientemente esplosiva agganciamo come una pesantissima catena le droghe: la dipendenza, i danni fisici e psicologici, la frammentazione della personalità, la frustrazione dei tentativi falliti per liberarsene; e se la droga si chiama crak… il cambiare di vita diventa quasi impossibile.
Capiamo quindi bene che i “risultati”, se consideriamo con questa parola solo l’inizio di una vita nuova lontano dalla strada e dalle droghe, sono rarissimi. E forse, giusto per farci del male ulteriore, anche quando si ottengono sono comunque da considerarsi temporanei, provvisori.
E allora si cerca di fare chiarezza (come mio fratello Corrado mi insegnava anni fa) sulla parola OBBIETTIVO. E si mette nero su bianco le cose come stanno. Credo che il macro-obiettivo, quello di una vita nuova senza droghe e violenza, sia solo l’apice di una piramide. E’ il punto a cui bisogna guardare, che non bisogna perdere di vista. E’ in fin dei conti la nostra meta che quando non viene raggiunta deve interrogarci ed aiutarci a migliorare. Appena sotto troviamo altri obiettivi più piccoli (comunque non di poca importanza) sicuramente più abbordabili: il nostro essere coi meninos de rua, con affetto e semplicità, li aiuta a percepire che non tutti li escludono e li discriminano. Sanno che nel momento del bisogno c’è qualcuno su cui contare. Ci percepiscono come presenza amica e questo è già un mezzo miracolo. Li aiutiamo, semplicemente col fatto si essere li, a sperare in qualcosa di nuovo, di diverso: un cambiamento difficilissimo ma possibile. Credo che molte volte la cosa più triste è la mancanza di questa speranza. E’ come se il loro tunnel buio non abbia più nessuna luce, neanche un puntino luminoso lontano…
Soprattutto, al di la di tutte le indagini sociologiche che vogliamo fare, non possiamo dimenticarci della nostra fede di cristiani. Gesù ci insegna ad amare gratuitamente, senza nessuna pretesa di risultati. Non ci dice: “ama e vedrai che…”, semplicemente ci dice: “Ama”. Solo così potremo essere veramente uomini e veramente donne. Sappiamo poi che gli esclusi, gli emarginati (come i lebbrosi al suo tempo), i carcerati, i senza libertà, i malati, i fragili, ecc. sono i prediletti del Signore.
E questo mi basta.
Tutte queste sono belle parole, teorie umane e teologiche. La realtà del quotidiano è un’altra, è fatta di slanci e stanchezze, di speranze e delusioni, di sorrisi e lacrime. Ma importante è non lasciare che tutto questo appanni le ragioni del mio essere qui. Vi chiedo quindi di pregare per me, per i missionari e per tutti quelli (in Brasile, in Italia e in ogni angolo del mondo) che stanno provando ad amare i propri fratelli con gratuità, senza aspettative.
Perchè la stanchezza della sera non tolga la gioia del donarsi.
Vi ringrazio di cuore per avere ascoltato questa condivisione, forse solo un piccolo sfogo personale.
Che il Signore ci benedica.

Paolo