Camerun

Carissimi,
Ho ricevuto con grande gioia il vostro mail. Vi sono riconoscente per almeno, anche se dopo un certo tempo, pensato a me. Grazie del corraggio che mi date nel mio lavoro parrocchiale. Faccio quello che posso, e credo che il Signore è veramente colui che fa la grande parte. Grazie per la vostra presenza che mi assicura che non sono da solo a farlo. Ci sono dei fratelli e delle sorelle che si curano anche a gran distanza.
Abbiamo incominciato l’anno pastorale come ve lo dicevo. Il numero dei studenti di catechesi ha piu che doppiato quest’anno. L’anno scorso, erano una quarantina. Quest’anno, ne abbiamo piu di una centina nel primo anno solo. Questo è un segno che lo Spirito del Signore sta lavorando nei cuori della gioventu.
Anche nella mia famiglia, i genitori stanno bene. I fratelli e le sorelle anche loro, stanno bene.
Ho un gran desiderio. Sapete che non ci siamo mai visti? Avete le mie foto vero. Ma, non ho niente di voi tutti. Perche non pensare a visitarmi durante le prossime vacanze? Saro molto contento. Se è possible, fatemelo sapere, e cosi cerchero di sapere quello che si deve preparare per quello. Io non posso venire in Italia solo per problemi di biglietto d’aereo. Ma se voi venite, forse sarebbe anche meglio, cosi ci vedremo e la nostra gioia, come ce lo dice San Paulo, sara completa. Allora, benvenuto in Camerun…

Un saluto
Guy-Noël

Goias (Brasile)

E’ passato un anno.

Poco più che un anno fa mi imbarcavo all’aeroporto di Milano per essere catapultato, in poche ore, nel continente sudamericano. Nel mio amato Brasile…
Il mio rientro in Italia è stato molto desiderato. Atteso ma vissuto con serenità. La sensazione imprevista che mi ha fatto riflettere, soprattutto nei primi giorni del rientro, è stata la percezione che il Brasile fosse già così lontano… nei miei ricordi era come se questa realtà fosse già molto lontana sia nel tempo che nello spazio. In altre parole, fin dal primo giorno del mio rientro, mi sono sentito a casa. Per un lato è comprensibile. Il merito soprattutto ai miei genitori, ai miei amici e ai volti delle tante persone che non perdono occasione per dimostrarmi il loro affetto. Incontrando gli amici sono tantissimi ricordi che riemergono. Cosa altrettanto curiosa è che appena rientrato qui, con Don Corrado e Romeo che mi sono venuti a prendere all’aeroporto, mi sono sentito… a casa. Ma allora dov’è casa mia? Mi viene da sorridere mentre scrivo questo!! Mi ricordo di un missionario che dopo 30 anni di Africa, alla mia domanda “ma casa tua dov’è?” mi rispose: “bene non so, quando sono in Africa sento che casa mia è in Italia, quando sono in Italia sento che casa mia è in Africa!”. Io mi sento a casa sia in Italia che in Brasile; credo sia una cosa bella anche se un po’ stramba. Ma come dice l’esperienza di vita del grande Romeo… sono qui da troppo poco per pensare a queste cose!!
Parma, vivendola dopo un anno di lontananza, è una città in apparenza quasi perfetta. Pulita, ordinata, traffico rispettoso degli altri, piste ciclabili, percorsi per i cechi, periferie che non sembrano tali, negozi scintillanti, concerti nei parchi cittadini, un centro storico mozzafiato, piante e aiuole dappertutto… un casino di automobili nuovissime e grossi scooter !! Ma camminando per strada, rubando le chiacchiere altrui, ho respirato sensazione di crisi. Tutti si lamentano, il futuro è buio, le soluzioni non convincono. Sembra ci sia molta paura per il futuro. Ho sentito un signore parlare di “decrescita serena verso uno stile di vita più semplice e sobrio”. Ma in generale questa serenità non l’ho vista! Paura di recessione economica (per alcuni già in corso da tempo!). La mia paura è che si vada sempre più verso una recessione di ideali, valori, sogni… tanto che sembrerebbe (farò una ricerca in internet per confermare o smentire questo dato) che Parma sia una delle città d’Italia col più alto indice di suicidi tra i giovani sotto i 30 anni. Qui, nella periferia di questo grandissimo Brasile, presentare questa doppia faccia del primo mondo… spaventa. Molti increduli che non si spiegano questa contraddizione. Qui per forza di cose, e troppo spesso fin da piccoli, si impara a lottare, a resistere agli urti della vita, ad affidarsi davvero al Signore. Paulinho, un educatore del NATA (la fazendinha per aiutare i dipendenti da droghe), mi chiede se noi italiani abbiamo Fede in Dio. Per lui è tutto li. Non centra nulla l’economia, la pancia piena, le lotte sociali, le prospettive di crescita del PIL a medio-lungo termine, la facciata della perfezione, l’Alitalia in crisi, le borse su e giù… per lui tutto ruota intorno all’amore del Signore per noi. E se togliamo questo cardine su cui la vita gira… si perde la bussola. Si sostituisce il Signore con migliaia di altre cose in apparenza solide ma che prima o poi crollano, e ci trascinano con loro nelle macerie. Forse è una prospettiva semplicistica, ma credo che in questa essenzialità ci sia un approccio all’esistenza molto vero.
E allora che la NOSTRA casa possa essere il mondo intero, e che ognuno, straniero o no, possa sentirsi di casa dappertutto. Che ogni uomo, donna e bambino possa sentire sulla pelle che l’essere figli dello stesso Dio, avere questo grande e fortissimo cardine in comune, dia senso di appartenenza ad una grande e coloratissima famiglia universale.

Con tanta e sempre rinnovata gioia nel cuore. Vi abbraccio fortissimo.
Paolo

Goias (Brasile)

Carissimi,
grazie delle notizie della parrocchia e delle vostre famiglie. Il Signore continua a rivolgere su di voi il Suo sguardo pieno di tenerezza e di stima.
Facciamo la celebrazione d’inaugurazione della scuola elementare il 6 agosto con la presenza delle autorità politiche e religiose; il centro sanitario è ancora agli inizi della costruzione..c’è una forte équipe e si spera che i lavori avanzino in fretta… Verrò in Italia in settembre per cui ci vedremo presto! Sto dando le consegne anche per il Centro Diabetico. Pregate per me in questo periodo affinché possa lasciare nell’Amore.
Rosanna

Saluti a Don Francesco, Giorgio, Simonetta e agli Amici di San Paolo Apostolo!