Worcester (USA)

Carissimo Don Francesco e Comunità di S. Paolo,

come state? Vi penso bene nonostante le varie difficoltà del momento presente. Spero anche che siate sopravvissuti alla bollente estate che “Madre Natura”, come dicono qui, vi ha riservato.

Volevo resistere alla tentazione di scrivervi le mie solite storie per non annoiarvi più di quel tanto; ma Monica, una sorella che è stata qui per lo studio dell’Inglese e sta per rientrare in Italia, mi ha fatto prendere la penna in mano.

Inizio a raccontarvi una piccola esperienza fatta domenica scorsa andando nella Comunità di St. Andrew dove si raccolgono i cattolici africani per la Celebrazione Eucaristica. Mi è sembrato per un momento di essere veramente in Africa. L’unica persona bianca ero io ed una bambina davanti a me mi guardava in modo un po’ guardingo. Le altre persone venivano da varie nazioni africane:Burundi, Rwanda, Ghana, Uganda, Tanzania e, soprattutto, Kenya. In mezzo a loro so che ci sono anche varie donne rifugiate del Congo, del Rwanda e del Nepal. Danze e canti in inglese e Swahili che hanno dato inizio alla Celebrazione accompagnando all’altare prima il Sacerdote poi il Vangelo, Stefany, una bambina da battezzare e, sempre danzando e cantando, ognuno ha portato la propria offerta all’altare. Diversamente dagli americani che sono quasi sempre “casual” nel loro modo di vestire, qui erano tutti ben vestiti ed ordinati, e le donne con i loro caratteristici e colorati vestiti creavano un’atmosfera festosa.

St. Andrew fa parte della Parrocchia di St. Peter, dove vado solitamente per la Messa domenicale, è molto interculturale. Infatti ci sono le Comunità inglese, ispana ed africana ed ognuna con la propria Celebrazione Eucaristica. Quando nelle grandi feste le varie comunità si radunano per un’unica celebrazione con danze e canti di diverse nazionalità sembra di vivere un’anticipazione di quello che dice il libro dell’Apocalisse: “ci saranno cieli e terre nuove. Dio dimorerà tra di loro e loro saranno il suo popolo”.

Gli Stati Uniti così rappresentativi di quasi tutte le nazionalità del mondo potrebbero diventare il segno di quella fraternità universale per cui il Signore Gesù ha dato la vita sulla Croce. Intanto non ci scoraggiamo e non perdiamo la speranza di fronte a tutto ciò che vediamo e viviamo perché le promesse di Dio verranno tutte portate a compimento nel suo Figlio Gesù.

E così veniamo al vivere quotidiano. Qui, nello Stato del Massachusetts, c’è stata una buona estate con una produzione abbondante di ortaggi e frutta. Non così nel Midwest, Centro America, colpito da una grande siccità che ha provocato grossi incendi in 13 Stati, in particolare in Colorado dove in una sola città sono state bruciate più di 350 case ed 11.000 persone hanno perso tutto. Ho pensato al terremoto in Emilia.

Il danno più grave di questa siccità è stata la perdita di quasi tutti i raccolti. Il Midwest è chiamato il granaio del mondo, ma quest’anno grano, frumento ed altri cereali sono andati persi, e per mancanza di acqua e foraggio anche tanto bestiame è stato macellato anzitempo. Il Mississippi, grande ed importante fiume per il trasporto di merce, si è ridotto ad un piccolo fiume difficilmente navigabile.

Tutto questo si ripercuoterà nei prossimi mesi sulla già debole economia, soprattutto renderà ancora più precaria la vita di tante famiglie.

Il mercoledì mattina vado nella Parrocchia di St Peter dove c’è la “Food Bank” – Banca del Cibo – per aiutare a distribuire il cibo alle famiglie che ne hanno bisogno o per mancanza di lavoro o perché lo stipendio è troppo basso. Solo in questa parrocchia vengono aiutate circa 350 famiglie ogni mese. Ultimamente ho sentito dire che anche queste Food Bank scarseggiano di cibo e le Parrocchie fuori città che hanno del terreno lo rendono disponibile per la coltivazione di ortaggi vari per venire incontro alle necessità della gente.

Ora, per non caricarvi sulle spalle altri problemi oltre a quelli che già avete, vi racconto un fatto, trasmesso alla televisione, caratteristico della solidarietà americana.

Una bambina, sentendo dire che tanti bambini non avevano acqua pulita da bere, ha iniziato a preparare delle limonate da vendere ad amici e conoscenti per far avere anche a quei bambini acqua pulita. Aveva raccolto circa 200 dollari quando un incidente l’ha portata in Paradiso. La mamma per portare aventi il desiderio della sua bambina ha fatto conoscere il fatto. Alla fine non solo i bambini hanno avuto acqua pulita, ma una fontana ha dato acqua a tutto il villaggio.

Sono arrivata alla fine e vi assicuro che mentre parlo di questa terra americana non dimentico la mia italiana, ma le porto una su una spalla ed una sull’altra e con la mia preghiera le presento insieme al Signore.

Presto inizierà il nuovo anno pastorale. Che il Signore lo benedica con i suoi frutti di grazie e di gioia nello Spirito.

Vi ricordo e vi mando un caro saluto,

Laura Canali