Brasile

Carissime/i,

il cammino quaresimale si fa via via piú intenso (celebrazioni, confessioni).
E siccome mancano solo due settimane, vi auguro fin da ora una Buona e Santa Pasqua.

Il 10 e 11 di questo mese sono stato in pellegrinaggio al santuario nazionale di Aparecida do Norte, a circa 150 km da San Paolo.
Io, che non vado matto per i santuari, sono rimasto colpito dalla bellezza, dalla solennitá, dalla semplicitá, dall’arte,
dall’intelligenza, dall’enormitá di questa basilica, nata poco distante dal fiume dove nel 1717 é stata miracolosamente
pescata una piccola immagine di Maria, rotta in due pezzi (é stata prima pescata la testa e poi il corpo),
e subito dopo i pescatori hanno fatto una pesca abbondante (fino a quel momento non avevano pescato niente).
Maria Aparecida (apparsa miracolosamente) é la patrona del Brasile e questo santuario é meta di innumerevoli pellegrinaggi.
Io sono andato con un gruppo di 25 per celebrare i 200 anni di nascita di Santa Paola Frassinetti, nata a Genova a metá ‘700,
fondatrice delle suore dorotee, ben presenti in Brasile (irmã Sonia é dorotea, e vive e lavora in una comunitá della mia
parrocchia).

La nostra Fátima, la signora che lavora in casa con noi, ha avuto la dengue e non é stata bene per 4-5 giorni.
Il mosquito (zanzara tigre) infetto ha risparmiato (per il momento) me e Paolo.
La sera in cui Fátima si é ammalata ne ho spiaccicato uno piena di sangue contro il muro: spero di aver fatto vendetta
(che non é un sentimento cristiano, ma in questo caso…).

Viene una giovane donna a chiedermi di andare a benedire la salma del padre, Agnaldo, morto a 74 anni.
“Quanti figli ha avuto?” – domando. “Sedici”. “Da quante mogli?”. “Non so” – mi risponde.
Mi racconta che negli ultimi 4 anni era sparito dalla circolazione con l’ultima moglie,
e che ha passato gli ultimi 6 mesi malato e gli ultimi giorni ricoverato. ù
Durante il ricovero, ha fatto chiamare i figli, ha chiesto perdono, e poi é morto.
Sará andato dritto in paradiso, come il buon ladrone?

Ieri abbiamo accompagnato Rosineide e la piccola Yasmin di 13 mesi a un centro di recupero chiamato Metamorfóse.
É magrissima, stava fumando crak tutti i giorni (sta ancora allattando…).
Un nuovo tentativo per la nostra Rosineide, che seguiamo da quasi 4 anni.

Naturalmente abbiamo saputo della morte del Vescovo Silvio Cesare Bonicelli. D’accordo con don Giuseppe Dall’Asta e Paolo,
ho scritto un breve saluto che qui ricopio.

“Ci uniamo al rendimento di grazie, al dolore e alla preghiera della nostra Chiesa di Parma per
la morte del Vescovo Bonicelli,
ricordando con gratitudine il suo spirito missionario, che lo spinse giá nel 1998 a
visitare i missionari di Parma in Brasile e le suore Piccole Figlie in Cile, e successivamente a sostenere e
incoraggiare la partenza come “fidei donum” di don Corrado Vitali e Paolo Finardi.
Pensava a una diocesi impegnata nella cooperazione tra le Chiese non solo in Brasile, ma anche in altri paesi e continenti.
Sappiamo che fin da quando era parroco a Bergamo e poi come Vescovo di San Severo fece vari viaggi missionari e
promosse la cooperazione missionaria tra le Chiese.
Varie comunitá ricordano ancora Dom César (cosí era chiamato qui in Brasile), riconoscenti per l’aiuto concreto e
generoso da lui ricevuto.
Il suo esempio continui a essere di stimolo alla nostra Chiesa.
Vai com Deus, Dom César! E muito obrigado!”.

Feliz Páscoa! Um forte abraço.

Corrado

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
ho riletto alcune delle ultime lettere e mi sono reso conto che vi sto parlando molto poco delle nostre famiglie. Le chiamo “nostre”, forse scomodando qualcuno, perchè sono le famiglie in cui ci sono i bimbi in adozione a distanza con la CARITAS CHILDREN di Parma. In realtà è proprio questo il progetto che occupa di più il mio tempo. Contabilità sempre da aggiornare, organizzare incontri di riflessione approfittando della consegna delle ceste basica (una volta al mese, 5 gruppi), visite di casa in casa, e sempre qualcuno che bussa alla porta per l’emergenza del giorno. E dato che i brasiliani hanno molta fantasia, a volte sono emergenze “inpensabili”. Don Corrado è il responsabile del progetto. A lui spetta la prima visita alla famiglia (qualche volta indicata da un vicino di casa!) e la decisione, dopo una valutazione fatta con la Maria, se fare la scheda per l’adozione che sarà mandata in Italia. A questo punto è solo sperare che qualcuno di voi si presenti in Caritas (piazza Duomo) per scegliere di accompagnare proprio quel bimbo/a. Don Corrado da una supervisione su tutto il progetto, oltre che tenere le relazioni con l’Italia.

Chiaro che l’adozione è a nome del bimbo ma poi, in realtà, accompagniamo tutta la famiglia. Come si potrebbe fare altrimenti? I bimbi non sono isole avulse dal contesto famigliare, e molte volte appoggiare mamma e papà (troppe volte un patrigno) vuol dire dare, di riflesso, un po’ di serenità in più ai bimbi. Che in ogni caso restano la nostra priorità.

Maria è una figura chiave in tutto il progetto. E’ una assistente sociale brasiliana che ha trovato in questo lavoro uno stile proprio, con motivazioni e strategie condivise. Spesso la sento criticare l’approccio degli assistenti sociali che lavorano per il comune, troppo legati dalla burocrazia e sempre strizzando l’occhio ai politici. E’ molto contenta di lavorare con noi, il nostro progetto le permette di essere al lato delle famiglie più problematiche con uno stile cristiano. Visita le famiglie a piedi (non sa andare in bicicletta!!), molte volte sotto il sole cocente, e ha un approccio dolce e fermo. Essendo brasiliana conosce molto bene schemi mentali, dinamiche famigliari e astuzie di chi è abituato a chiedere aiuto. Per me è una maestra, mi piace molto andare a visitare le famiglie insieme a lei, imparo sempre qualcosa. Purtroppo, dato il numero delle famiglie e la nostra scelta di visitarle il più possibile (per creare un legame di fiducia e per accompagnare situazioni che spesso evolvono alla velocità della luce), spesso mi trovo da solo. Per me la cosa ha ancora il gusto della sfida con me stesso. Sarò all’altezza di aiutare a trovare soluzioni condivise, a dare consigli adeguati? In alcuni casi semplicemente ascoltare… Il confronto con Don Corrado e la Maria è costante. Necessario per decidere di volta in volta come comportarci, in modo unitario, davanti a determinate situazioni.

Alcune famiglie le stiamo accompagnando da diverso tempo (la Jennifer, ragazzina in seggiola a rotelle, investita da una macchina, è la scheda numero 1… la prima entrata nel progetto in data aprile 2007), altre sono tanto recenti che non le conosco ancora! In tutto sono circa 150, distribuite nei vari quartieri in cui operiamo. Il più lontano è un complesso residenziale costruito dall’amministrazione municipale a 15 minuti di moto da casa. Nova Morada è il nome popolare di questo quartiere composto da più 800 famiglie (di solito con tanti bimbi) sistemate in casette di 45 mq, tutte tremendamente uguali. Un quartiere nato come risposta all’emergenza abitazionale di tanti nuclei famigliari che vivevano in case davvero precarie o fatiscenti. Situazioni scelte dagli assistenti sociali comunali anni fa secondo rigidi criteri (ma sono diverse le famiglie che si sono riuscite ad “imbucare”, guadagnando la casa, grazie ad amicizie politiche!). Oggi il quartiere, in poco più di 3 anni, si è sviluppato piuttosto bene, con parchi giochi per bimbi, scuole, asili, ambulatori medici, supermercati, autobus, piazzette… nulla da lamentarsi. E’ socialmente interessante constatare come ogni famiglia, secondo le possibilità di ognuna, cerca di differenziarsi dalle altre. Le case erano state consegnate uguali per tutti. Oggi ci sono portoni colorati, piantine e giardinetti davanti casa, ampliamenti, tettoie, stanze aggiuntive… fantasia nelle personalizzazioni.

Ecco che qualche giorno fa, visitando alcune famiglie in Nova Morada, con Maria come passeggero, buco la ruota della moto. 2,30 di pomeriggio, sole estivo. Sudore da tutte le parti. Lascio la mia collega in una famiglia e cerco un meccanico per riparare la moto. Una cosa che non manca nei nostri quartieri di periferia sono le chiese evangeliche, i bar, le farmacie, i barbieri e… i gommisti. Bene, fortuna vuole che in tutta Nova Morada non esista un gommista!! Ho dovuto spingere la moto per più di 20 minuti e finalmente trovo un garage lungo la strada con copertoni e camere d’aria da tutte le parti. Due chiacchiere col gommista e la moto è pronta a ripartire. Oggi la mia camera d’aria ha 6 pezze!! Al momento di salutare il gommista più amato della mia vita, arriva un motociclista. Si toglie il casco e qualcosa cade per terra. Si mette un dito in bocca, tira dei brutti nomi alla dentista, raccoglie il dente da terra e se lo rimette in bocca. Il tutto con rabbia, sbuffando, ma come se fosse la cosa più normale del mondo. Fortuna che il casco che mi ero appena messo ha nascosto le mie risa. In questo Brasile succede di tutto!!

Cominciavo questa lettera dicendo “le nostre famiglie”… spero che sempre più spesso le si possa pensare come famiglie che il Signore ci e vi sta affidando. In realtà, in tutto questo, ci siete anche voi dentro, che vi piaccia o no!!

Grazie per la generosità di tutti quelli che si stanno impegnando coi più poveri.
Aquele abraço.
Paolo

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,

un fortissimo abbraccio a tutti voi che continuate a leggere le mie mail,
accettando di spendere un po’ del vostro tempo per restare in contatto con una realtà geograficamente lontana…
e che accettate di essere provocati nel profondo da quanto succede qui.
Io non vi sento come spettatori ma come parte in causa di tutto quello che io e Don Corrado stiamo vivendo qui.
Un po’ perchè la nostra missione è diocesana (resta molto forte quindi il legame con la nostra realtà di partenza,
le nostre comunità… con tutti voi) e un po’ perchè so che molti di quelli che mi leggono percepiscono l’umanità come una
grande e amata famiglia. E oggi credo che questo sentimento, nonostante locali contraddizioni, si stia sviluppando e
crescendo molto. Ma basta guardarci in torno per percepire in 2 secondi che il cammino da fare è ancora tanto.
Riusciremo davvero, un girono, a sentirci tutti fratelli e sorelle, tutti interlegati da un unico destino, uniti da un
unico grandissimo Amore? E’ una delle scommesse dei nostri giorni, forse la più grande.
Sviluppare questo sentimento avrebbe ripercussioni profondissime nel nostro quotidiano, e sarebbe la scintilla motrice per
nuove scelte di vita.

Ma oggi non sono qui per riflessioni sulla globalizzazione, ma per condividere ancora una volta il nostro vissuto.
E allora ritorno a parlarvi della Rosineide (Neide), una delle prime ragazze di strada conosciute nel 2006
(nel mio primo viaggio-vacanza qui). In quell’epoca il nostro gruppetto usciva per visitare i meninos de rua a giorni alterni.
Ancora oggi, dentro ad una ampolla, conservo il suo straccetto imbevuto di diluente che usava per stordirsi.
L’ultimo pomeriggio, dopo una lunga chiacchierata, ero riuscito a “rubarglielo”. Lei, anziché innervosirsi, mi aveva sorriso.
In strada da quando ha 12 anni, oggi ne ha 26. Una adolescenza vissuta senza regole, se non le regole della vita di strada.
Un fratello, Robson, che anche lui è cresciuto sui marciapiedi e che conosciamo bene (vedi lettera n° 8).
Un papà morto alcolizzato quando erano piccoli. Una mamma a casa che l’aspetta, che sempre le apre la porta,
che sta tirando su i due nipotini (Maycon figlio di Robson e Talita la primogenita della Neide), che pur non essendo la mamma
dei sogni sta pregando affinché la Neide possa nascere a nuova vita.

Da quando sono qui, più di un anno ½, è successo un po’ di tutto. Neide ha fatto un periodo in una città lontana,
Itumbiara, forse prostituendosi in un bordello. Un periodo nel Mato Grosso, fuggendo da quelli (non solo poliziotti)
che volevano far fuori Jony, il suo moroso di 23 anni, pluri-omicida.
Alcuni giorni fatti in una comunità di recupero femminile, a Neropolis, per portare a termine la gravidanza della seconda figlia,
Jasmin, nata poi in un ospedale di Goiania. Negli ultimi mesi era sparita dalla circolazione.
Il ritorno in strada con la bimba (un modo facile per fare l’elemosina?), sempre con Jony, tra botte e crak.
Due mesi fa li avevo incontrati sul marciapiede di una delle strade principali della città: un occhio livido su uno sfondo di
viso scavato dalla droga.

Un giorno, ormai un mese fa, ci telefona ripetutamente chiedendo aiuto. Si rende conto di essere nel fondo del pozzo,
che più in basso c’è solo la morte. E la grande preoccupazione è anche per la piccola Jasmin. La andiamo a prendere.
Jony è presente ma decide di tornare a nascondersi in Mato Grosso. La polizia speciale chiamata P2 (vedi lettera n° 14)
ha appena cercato di ucciderlo, nessuna pallottola a segno. Ha molta paura. Il loro è un legame “malato”, autodistruggente,
contorto. Sappiamo che se i due non si separano, per la Neide non c’è speranza di uscire dalla strada e dalle droghe.
Ecco che allora, una volta tanto, le cose combaciano. La fuga di Jony lascia la Neide libera di sognare un recupero.
La accompagniamo nel METAMORFOSE, una comunità terapeutica evangelica, con un pastore furbetto e nessun educatore.
Sono un po’ allo sbando… la Neide, nonostante l’esserla andata a trovare più volte, non regge e dopo 10 giorni si fa
buttar fuori. Era l’unica comunità terapeutica che in tutto lo stato accoglie ragazze con figlia/o.
Sa che in quel momento l’alternativa è la strada, ma tornare in strada è tornare nelle droghe, e lei non vuole questo.
Ci telefona nuovamente, e per affrontare l’emergenza la invitiamo a passare la notte qui a casa nostra.
Il pastore non le ha restituito nulla, neanche la coperta. Passare la notte in strada con la piccolina, in quello stato,
sarebbe davvero triste. Questo appena prima di Pasqua. Oggi sembra che il Signore stia preparando le cose per bene.
Abbiamo trovato una zia che si è offerta di tenere la Jasmin. Oggi la Neide è ancora in casa con noi, affrontando il quotidiano.
Aiuta nei lavori domestici, le è ritornato l’appetito e sta già recuperando peso, abbiamo fatto gli esami del sangue e presto
faremo un salto dal dentista. Una sigaretta ogni tanto. La stiamo accompagnando il lunedì sera agli incontri del NATA, necessari
per poter poi entrare nella fazendinha de recuperaçao di fiducia, la Senhor Jesus. La stessa comunità terapeutica che ha
già accolto la nostra Talita, rinnovandola. La Neide, se tutto andrà bene, resterà con noi altre due settimane per poi entrare
in una nuova fase della sua vita. Sarà difficilissimo, lo sappiamo. Per adesso sta tenendo duro e sembra che la prima fase
di disintossicazione dal crak sia passata senza grossi problemi.
Rispetto ai primi giorni sta migliorando, parla un po’ di più e si chiude meno in se stessa.
La stiamo trattando molto bene, ma sappiamo che potrebbe andarsene improvvisamente, senza segnali di preavviso.

Le vostre preghiere serviranno non poco in questa situazione di Sogno Fragile.

Aquele abraço.

Paolo