Goias (Brasile)

Carissimi tutti,

Adriano, fratello di Don Corrado, e l’Elena sono rientrati. E’ stata una partenza sofferta perchè entrambi, dopo due mesi di Brasile, si erano davvero ambientati creando (rinnovando nel caso di Adriano dato che dal 2006 ad oggi no ha perso un’estate!) legami forti e profondi con la gente di qui. E’ bello e pieno di significato, per me e Don Corrado, poter dare ospitalità ad amici italiani che decidono di mettersi in gioco, sporcandosi le mani con passione. A volte sono esperienze che si ripetono, altre volte sono passaggi isolati. Quello che importa è che siano giorni di condivisione e allegria. Tutto il resto è nelle mani del Signore!!
Volevo chiedere all’Elena prima di partire di scrivere un pensiero per voi, miei amici di tastiera. La velocità degli ultimi giorni l’ha impedito. Ecco allora che copio qui in basso alcune parole che credo possano essere un augurio per tutti voi:
“Scrivi sulla sabbia quello che hai dato, scrivi sulla roccia quello che hai ricevuto”
Ieri è morta la mamma dell’Ana Carolina, una delle primissime bimbe entrate nel nostro progetto di adozione a distanza (gennaio 2007). Tutti gli italiani che sono passati di qui in questi ultimi anni l’hanno conosciuta. Era una della “tappe d’obbligo” perchè incarnava l’essenza della donna brasiliana che lotta giorno per giorno con fede e coraggio. La mattina della sepoltura, parlando con due sorelle che la conoscevano molto bene, scopro che Maria Das Neves era nata in Brasilia e cresciuta in una famiglia che non era la sua, legata al piede con una catena, nel cortile, facendo la stessa vita di un cane. Correndo e piangendo, ferendosi mani e piedi, picchiata, un tentativo di abuso di un presunto zio… fino a quando un giorno una bambina vicina di casa, capendo che quelle grida e quei rumori non erano normali, scavalca di nascosto la parete e scopre l’orrore. Chiama subito i vigili del fuoco che aprono una breccia nella parete e la portano via. Maria Das Neves, con soli 10 anni, fugge da quella casa e con la complicità dell’amica si trasferisce a Goiania, nel nostro quartiere. Arrivano i figli (Tiago, Marcelo, Eliane e l’Ana Carolina con soli 15 anni), il marito muore prematuramente (forse un infarto, mentre era nel bagno) lasciandole un compito molto impegnativo. Si trova a dover crescere i figli in un contesto sociale dove dilaga la violenza e le droghe. I due figli maschi entrano presto nella dipendenza degli stupefacenti e diventano piccoli spacciatori; Eliane resta incinta ancora minorenne da un piccolo trafficante, oggi suo compagno… l’Ana Carolina tiene duro e continua ad essere una brava adolescente, obbediente alla mamma, abbastanza responsabile in casa, brava a scuola… un piccolo fiore nato sul cemento. E già anni fa, iniziando i problemi dentro di casa, Maria Das Neves ha cominciato ad ammalarsi. Prima semplici formicoli alle gambe e poi una escalation che l’ha portata alla sedia a rotelle e a dolori fortissimi alla colonna. I medici non c’hanno mai capito molto ma i problemi erano comunque diversi. Qualcuno dice che era soltanto una grave e profonda forma di somatizzazione dei problemi coi figli. Difficile da dire… Due settimane fa, con acqua di casa tagliata per ritardo nel pagamento della bolletta e il conto in banca misteriosamente azzerato (riceveva ogni mese un salario minimo, la pensione di reversibilità dello sposo defunto), ha avuto una crisi psicotica. L’hanno internata in un ospedale psichiatrico per pochi giorni e hanno scoperto che aveva l’epatite B (forse contratta in una recente trasfusione di sangue). Passata l’emergenza è stata ricoverata nell’ospedale delle malattie tropicali della città dove è rimasta alcuni giorni. Il quadro clinico in continuo peggioramento. In attesa di essere passata nella sala di rianimazione, dove per mancanza di posti non è mai arrivata. Muore all’alba per infezione generalizzata. Maria Das Neves è ricordata come una donna che ha sofferto molto, fin da bambina, ma che non si è mai lamentata. Sempre molto accogliente le piaceva “perder tempo” chiacchierando. La sua casa negli ultimi mesi, non si sa se per spirito di accoglienza o per imposizione dei figli, era diventata un piccolo dormitorio aperto a tutti. Credo anch’io, come diverse persone che l’hanno conosciuta, che questa donna abbia trovato finalmente la pace.
Ricordiamo la sua anima nelle nostre preghiere e che i suoi figli possano godere della sua protezione.
Vi abbraccio forte, tutti.
A presto
Paolo

Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
spero che il caldo estivo della nostra Parma vi lasci ogni tanto un po’ di tregua. E, ovvio, la mancanza di qualche buon gelato si fa sentire. A dire il vero il gelato esiste anche qui, ma nulla a che vedere con la varietà e la qualità di casa. Però si trovano gelati fatti con la frutta di qui, con nomi e gusti impensabili !!
Nell’ultima visita ai meninos de rua chi incontriamo? Una bella ragazza di 19 anni, dai tratti tipicamente indigeni e un bellissimo sorriso. Ci racconta che è li occasionalmente per trovare suo fratello e riportarlo a casa, in una città a più di 300 km da qui. Nata a Goiania si era poi trasferita con 12 anni a Itumbiara dove la sua famiglia aveva occupato un pezzettino di terra nella periferia della città. Una occupazione dei “senza tetto” fatta su terra comunale. Più di 100 famiglie. Sono occupazioni che avevo conosciuto un poco in Belem, anni fa. È una lotta ai limiti della legge per il diritto alla residenza. Chi la considera una lotta per un diritto umano, un cammino di giustizia… e chi la vede come una invasione impropria e da reprimere, se necessario nella violenza. E la conversa continua e prende respiro. E allora comincia a raccontarci, parlo al plurale perché l’Elena era con me, del problemino con le droghe: “no, non sono una drogata… però se non mi fumo uno spinello alla mattina presto non mi viene fame e non mangio fino a notte”. Comunque sia non è una menina de rua e questo non so perché ma mi riempie il cuore di allegria. La scoperta “bomba” arriva quando ci parla tutta sorridente dei suoi due bimbi. L’ultima bimba l’ha avuta 4 anni fa e si chiama Alicia. Sussulto un attimo. Indaghiamo un poco ed abbiamo la conferma che è la stessa bimbetta di cui vi scrivevo nell’ultima lettera!
Una delle settimane più intense che abbiamo recentemente vissuto è stata quella col Gruppo Mission. Come ormai tutti gli anni ci sono venuti a trovare. Arrivano con loro tante valige piene di “mata saudade”: salumi vari, Parmigiano, foto del matrimonio di Ale, cioccolata, vino di quello buono, olio extravergine, ecc. ecc. Addirittura è arrivato uno stracchino e un po’ di gorgonzola per il nostro amico Romeo! Bellissimo. Sono piccole cose ma ci fanno capire l’affetto di tanti amici lasciati in Italia. Peccato che arrivati a San Paolo la dogana abbia intercettato 3 salami… che sono rimasti la!! Lasciamo le prelibatezze culinarie di casa per due parole sul Gruppo Mission di quest’anno.
A differenza dell’anno passato i giovani mission sono rimasti con noi per una settimana intera. Sette giorni incastonati di incontri meravigliosi, a volte crudi e taglienti, ma sempre pieni di fede vissuta e di speranza. Abbiamo visitato alcune delle famiglie del progetto “adozione a distanza” della Caritas Children; fatto domande a queste donne lottatrici e fragili sorprendendoci per la saggezza semplice delle risposte; abbracciato i bimbi di tutti i tipi e scherzato un po’ con loro. Credo che la sera più toccante sia stata la visita alla nostra piccola favela, una montagnola ripida occupata e riempita di baracche. Siamo poi riusciti a visitare l’ufficio vendite del luogo residenziale più “IN” di Goiania, il condominio Alfaville. Case da sogno, o super moderne o in stile neo-classico, che creano un quartiere enorme senza accesso per gli sconosciuti. Vetrate immense, giardinetti curatissimi e guardie armate dappertutto. Il tutto protetto dalla violenza del mondo esterno con una recinzione di 5 metri. I proprietari sono i super-ricchi di Goiania (il nostro sindaco, il capo del nostro stato, cantanti famosi, politici, avvocati di successo,…). Sono in briciole i rappresentanti del divario ricchi-poveri di cui il Brasile è ancora tristemente uno dei leader mondiali (vedi anche lettera n° 21). Ma al di la di tutto credo che questo gruppo abbia sperimentato con mano l’accoglienza e l’attenzione di questa gente. Accolti in alcune famiglie hanno saputo creare legami molto belli nonostante le difficoltà della lingua. Hanno dimostrato di essere giovani entusiasti e aperti all’incontro con l’altro. Sono stati per me un dono per guardare questa realtà con occhi rinnovati. Il loro stupore davanti a realtà per me ormai abituali mi ha ridato slancio e sensibilità.
Grazie ragazzi.

Vi abbraccio forte, tutti
A presto
Paolo

Ps: una casa nell’Alfaville, di medio livello, costa come un appartamentino nel centro storico di Parma… fate voi i calcoli sul divario tra ricchi italiani e poveri brasiliani…