Goias (Brasile)

Carissimi tutti,
un fortissimo abbraccio a tutti voi che continuate a leggere le mie mail, accettando di spendere un po’ del vostro tempo per restare in contatto con una realtà geograficamente lontana… e che accettate di essere provocati nel profondo da quanto succede qui. Io non vi sento come spettatori ma come parte in causa di tutto quello che io e Don Corrado stiamo vivendo qui. Un po’ perchè la nostra missione è diocesana (resta molto forte quindi il legame con la nostra realtà di partenza, le nostre comunità… con tutti voi) e un po’ perchè so che molti di quelli che mi leggono percepiscono l’umanità come una grande e amata famiglia. E oggi credo che questo sentimento, nonostante locali contraddizioni, si stia sviluppando e crescendo molto. Ma basta guardarci in torno per percepire in 2 secondi che il cammino da fare è ancora tanto. Riusciremo davvero, un girono, a sentirci tutti fratelli e sorelle, tutti interlegati da un unico destino, uniti da un unico grandissimo Amore? E’ una delle scommesse dei nostri giorni, forse la più grande. Sviluppare questo sentimento avrebbe ripercussioni profondissime nel nostro quotidiano, e sarebbe la scintilla motrice per nuove scelte di vita.
Ma oggi non sono qui per riflessioni sulla globalizzazione, ma per condividere ancora una volta il nostro vissuto. E allora ritorno a parlarvi della Rosineide (Neide), una delle prime ragazze di strada conosciute nel 2006 (nel mio primo viaggio-vacanza qui). In quell’epoca il nostro gruppetto usciva per visitare i meninos de rua a giorni alterni. Ancora oggi, dentro ad una ampolla, conservo il suo straccetto imbevuto di diluente che usava per stordirsi. L’ultimo pomeriggio, dopo una lunga chiacchierata, ero riuscito a “rubarglielo”. Lei, anziché innervosirsi, mi aveva sorriso. In strada da quando ha 12 anni, oggi ne ha 26. Una adolescenza vissuta senza regole, se non le regole della vita di strada. Un fratello, Robson, che anche lui è cresciuto sui marciapiedi e che conosciamo bene (vedi lettera n° 8). Un papà morto alcolizzato quando erano piccoli. Una mamma a casa che l’aspetta, che sempre le apre la porta, che sta tirando su i due nipotini (Maycon figlio di Robson e Talita la primogenita della Neide), che pur non essendo la mamma dei sogni sta pregando affinché la Neide possa nascere a nuova vita.
Da quando sono qui, più di un anno ½, è successo un po’ di tutto. Neide ha fatto un periodo in una città lontana, Itumbiara, forse prostituendosi in un bordello. Un periodo nel Mato Grosso, fuggendo da quelli (non solo poliziotti) che volevano far fuori Jony, il suo moroso di 23 anni, pluri-omicida. Alcuni giorni fatti in una comunità di recupero femminile, a Neropolis, per portare a termine la gravidanza della seconda figlia, Jasmin, nata poi in un ospedale di Goiania. Negli ultimi mesi era sparita dalla circolazione. Il ritorno in strada con la bimba (un modo facile per fare l’elemosina?), sempre con Jony, tra botte e crak. Due mesi fa li avevo incontrati sul marciapiede di una delle strade principali della città: un occhio livido su uno sfondo di viso scavato dalla droga.
Un giorno, ormai un mese fa, ci telefona ripetutamente chiedendo aiuto. Si rende conto di essere nel fondo del pozzo, che più in basso c’è solo la morte. E la grande preoccupazione è anche per la piccola Jasmin. La andiamo a prendere. Jony è presente ma decide di tornare a nascondersi in Mato Grosso. La polizia speciale chiamata P2 (vedi lettera n° 14) ha appena cercato di ucciderlo, nessuna pallottola a segno. Ha molta paura. Il loro è un legame “malato”, autodistruggente, contorto. Sappiamo che se i due non si separano, per la Neide non c’è speranza di uscire dalla strada e dalle droghe. Ecco che allora, una volta tanto, le cose combaciano. La fuga di Jony lascia la Neide libera di sognare un recupero. La accompagniamo nel METAMORFOSE, una comunità terapeutica evangelica, con un pastore furbetto e nessun educatore. Sono un po’ allo sbando… la Neide, nonostante l’esserla andata a trovare più volte, non regge e dopo 10 giorni si fa buttar fuori. Era l’unica comunità terapeutica che in tutto lo stato accoglie ragazze con figlia/o. Sa che in quel momento l’alternativa è la strada, ma tornare in strada è tornare nelle droghe, e lei non vuole questo. Ci telefona nuovamente, e per affrontare l’emergenza la invitiamo a passare la notte qui a casa nostra. Il pastore non le ha restituito nulla, neanche la coperta. Passare la notte in strada con la piccolina, in quello stato, sarebbe davvero triste. Questo appena prima di Pasqua. Oggi sembra che il Signore stia preparando le cose per bene. Abbiamo trovato una zia che si è offerta di tenere la Jasmin. Oggi la Neide è ancora in casa con noi, affrontando il quotidiano. Aiuta nei lavori domestici, le è ritornato l’appetito e sta già recuperando peso, abbiamo fatto gli esami del sangue e presto faremo un salto dal dentista. Una sigaretta ogni tanto. La stiamo accompagnando il lunedì sera agli incontri del NATA, necessari per poter poi entrare nella fazendinha de recuperaçao di fiducia, la Senhor Jesus. La stessa comunità terapeutica che ha già accolto la nostra Talita, rinnovandola. La Neide, se tutto andrà bene, resterà con noi altre due settimane per poi entrare in una nuova fase della sua vita. Sarà difficilissimo, lo sappiamo. Per adesso sta tenendo duro e sembra che la prima fase di disintossicazione dal crak sia passata senza grossi problemi. Rispetto ai primi giorni sta migliorando, parla un po’ di più e si chiude meno in se stessa. La stiamo trattando molto bene, ma sappiamo che potrebbe andarsene improvvisamente, senza segnali di preavviso.
Le vostre preghiere serviranno non poco in questa situazione di Sogno Fragile.

Aquele abraço.
Paolo

Ps: aggiornamento al 28 aprile… ieri la Neide non è andata alla riunione del NATA, l’ho aspettata invano. Sicuramente è tornata in rua. La delusione lascia posto alla tristezza. Fa male, credevamo davvero che questo miracolo potesse realizzarsi.

Kambia

Carissima Parrocchia di S. Paolo

Come va? Qui partecipo alla gioia dei bambini perchè tra pochi giorni iniziano a maturare i manghi ed è uno spettacolo
vederli tutti con gli occhietti rivolti in su, in gioiosa attesa. C’è chi non vuole aspettare e allora si prendono sassi
e si mira ai frutti ancora verdi e acerbi, qualcosa cadrà … . È un fatto che da parecchi mesi non c’è frutta da mangiare.
È il colmo, sto ancora scoprendo l’Africa: ci sono papaie, banane, palme da cocco ecc ma in questi mesi di stagione secca,
non si trova niente di niente. Verdura, neanche a parlarne. Solo cipolle e melanzane, a volte.
Putroppo la dieta non è equilibrata per niente, solo riso e manioca e patate dolci.
Vitamine sono scarse, ed è per questo che i bimbi si ammalano con facilità.
Qui poi basta poco per non farcela contro le malattie. Ieri uno dei nostri ragazzi che vengono in chiesa è salito su un mango
per raccolgiere, ed è caduto battendo la testa e le costole. Dopo Messa siamo andati all’ospedale a trovarlo,
aveva da poco ripreso a parlare. Speriamo.
Qui fa veramente caldo, il pomeriggio sempre 33 gradi, e c’è afa. Adesso capisco perchè la gente non sta in casa ma in veranda.
Le case qui in città sono con i tetti in lamiera, e dentro fa un caldo fastidioso.
Si vive meglio la sera, ma non c’è luce elettrica in città e ci si accontenta.
Qui in missione abbiamo un salone che viene usato dai giovani la sera per venire a studiare, per prepararsi agli esami.
Il nostro generatore va fino alle 9 e mezza la notte, così possono avere luce dal neon.
Poi vanno a casa loro e studiano con le lampade a cherosene o le care vecchie candele.

Pasqua è stata bella, con buona partecipazione alle celebrazioni della settimana santa.
Domenica delle Palme abbiamo fatto una processione lungo due vie della città, eravamo circa 200 cattolici.
Siamo una piccola minoranza, in una città di 20 o 30 mila abitanti.
Domenica scorsa abbiamo invitato gli adulti che vorrebbero diventare cristiani a dare il loro nome, ma nessuno si fa avanti.
Qui la popolazione è molto musulmana, e non è facile che cambino. Va meglio con gli studenti:
avendo tre secondarie e 16 elementari, alcuni degli studenti si avvicinano alla chiesa.
Nelle scuole cattoliche della nostra parrocchia di Kambia avremo penso una popolazione di oltre 10.000 scolari.
Noi accettiamo tutti nelle scuole, e di fatto la stragrande maggioranza di essi sono musulmani.
Penso che tutti e tutte abbiano ditritto ad un’educazione di base.

Il futuro per loro è deludente, non c’è sparanza di trovare un lavoro, salvo pochissimi fortunati. Ma si va avanti.
Anche il venerdì santo abbiamo fatto una piccola processione, tanto qui è sempre quaresima…
Giovedì santo abbiamo lavato i piedi a 12 ragazzi e uomini . Si erano tutti lavati i piedi partendo da casa,
ma poi dopo la lavanda l’acqua era lo stesso color ocra … (Che ridere!) :
la polvere è tanta in questa stagione secca, e non c’è asfalto in nessuna parte della città; solo polvere e terra battuta;
il risultato si è visto.
In questo gioioso tempo di Pasqua, vi auguro la pace del Risorto, in attesa della Pentecoste.

Ora vi saluto, il 30 maggio sarò in Italia.

A presto. P. Michele Carlini